SHAKESPEARE WITHOUT EYES

Uno spettacolo per imparare a godersi il teatro

Uno spettacolo per imparare a godersi il teatro

Chi ha detto che a teatro si va per vedere uno spettacolo? Chi ha detto che il senso della vista è necessario per godersi una rappresentazione teatrale? Shakespeare without Eyes, con la regia di Manuel Renga al Teatro Libero, sfida la capacità immaginativa di ciascuno come nessun altro tipo di spettacolo.

Fa un certo effetto venire bendati e doversi fidare ‘ciecamente’ degli attori che chiedono agli spettatori di lasciarsi guidare da loro. Inizialmente è disorientante: la vista è il senso che quotidianamente è più sollecitato da questa società dell’immagine; in più, la fiducia piena spesso non la concediamo neanche a noi stessi.
Basta lasciarsi andare, facendosi catturare completamente dall’esperienza elementare del bambino, che, giocando ‘a facciamo che ero…’ usa gli occhi dell’immaginazione per evocare una storia più grande del suo essere di tutti i giorni; e così cresce.

A dire la verità, il teatro dovrebbe essere sempre capace di far vivere a noi spettatori (anche non bendati) un’esperienza di questo tipo, ma spesso la diamo vinta alla pigrizia, e lì, nelle nostre poltroncine di velluto, disponiamo il nostro ascolto come se fossimo davanti alla televisione: con Shakespeare without Eyes non è possibile e questo è il merito più grande dello spettacolo, di metterci cioè in condizione di non poter fare altro che star lì ad ascoltare ed immaginare; costringe a fidarci delle parole, che diventano anche le mani fisiche degli attori, perché queste ci conducano alla scoperta di una storia che può farci del bene.

Fa paura? Un pochino sì, ma è solo perché invita a vivere sbilanciati rispetto all’esperienza del ‘me stesso’ quotidiano, alla scoperta di qualcosa di nuovo, e bello.

Le repliche dello spettacolo (si può scegliere se ‘vivere’ Amleto o Macbeth) terminano il primo di novembre.

Visto il 31-10-2016
al Libero di Milano (MI)