Giancarlo Sepe si è imbarcato in un'operazione ambiziosa, quella di avvicinare i giovani a teatro proponendo uno spettacolo-lezione dedicato a Shakespeare e, più in generale, sull'amore dell'uomo per il Teatro, sostenuto dal Teatro Eliseo che, accanto alla consolidata sezione Eliseo Ragazzi rivolta a un pubblico di bambini dai 5 agli 11 anni, inaugura Eliseo Scuole, dedicato principalmente ai ragazzi delle scuole medie e superiori, continuando così a dare un suo contributo alla formazione del pubblico, in questo caso quello più giovane.
Sepe ha coinvolto un gruppo di attori, giovani e giovanissimi, trasformando un limite logistico, l'inagibilità del palcoscenico, occupato dalla scenografia dello spettacolo che si recita la sera, in un elegante elemento di regia, facendo muovere gli attori tra la platea, gremita di studenti, che recitano a ridosso del palcoscenico, sui gradini e ai margini della platea, forzando al massimo le possibilità recitative (Sepe benda uno degli attori, mentre questi declama versi shakespeariani, nonostante i gradini della platea). Gli attori si muovono ora in gruppo ora da soli in piccole, eleganti, mai leziose soluzioni di regia, tra oggetti di scena (specchi, sgabelli su cui balzare per recitare come al Central Park di New York, o luci tenute in mano dagli attori stessi), costumi parziali (un cappello, la piastra frontale di un'armatura, parte per il tutto...),
insistendo sul carattere evocativo del teatro e sulla capacità affabulatoria e onirica dell'attore.
Uno spettacolo che riesce a ottenere l'attenzione degli astanti (un pubblico notoriamente chiassoso come quello dei ragazzi dai 12 ai 16 anni...) grazie alla regia inconfondibile cui Sepe ci ha abituato ormai da anni, ma certamente colto e difficile per quel tipo di pubblico, nell'operazione che fa sui suoi testi, abbastanza tradizionale, preferendo la strada del florilegio, del regesto di testi, eccelsamente interpretati dagli attori, all'analisi dei medesimi magari tramite un armamentario esegetico affine agli strumenti teatrali che la regia impiega nella messa in scena.
Lo spettacolo però funziona grazie anche alla cornice narrativa nella quale la "lettura" dei testi viene effettuata (la Londra dei bombardamenti della seconda guerra mondiale) anche se rimane una suggestione che può cogliere più un pubblico di adulti che quello superficiale dei ragazzi di oggi, abituati a una comunicazione sbrigativa e priva di sottotesto.
Una scelta che non è comunque necessariamente un male, perché, come ricordano gli attori, che hanno dialogato con la platea alla fine dello spettacolo, ogni testo prima ancora di essere analizzato nel suo contenuto (come qualcuno ha chiesto,
lamentandosi di non averne individuato il messaggio) deve emozionare e far venire voglia di ritornare a rileggerlo, una volta tornati a casa (Sepe ha addirittura aperto due "siti" uno su My Space e l'altro su Facebook dove, chi ha visto lo spettacolo, può scrivere lasciando un segno di sé e dove si può scaricare l'elenco dei brani selezionati come richiesto da una professoressa...).
Certo dispiace vedere ragazzi giovanissimi esprimere, con il candore che solo la loro tenera età sa avere, giudizi tranchant, sullo spettacolo, risibili quanto inconsistenti c'è addirittura chi si è lamentato perché il dislocamento dello spettacolo in platea costringeva il pubblico seduto nelle prime file a torcere il collo (sic!). La responsabilità non è certo è certo della compagna (che ha avuto la gentilezza di rispondere a tutte le domande del pubblico) ma di certa televisione (Maria De Filippi in testa) che abitua chiunque a esprimere giudizi su qualunque argomento senza averne competenza alcuna.
Un esperimento interessante cui va riconosciuto il merito a Sepe (e all'Eliseo) che ha il pregio di essere comunque prima di tutto uno spettacolo, godibile nella sua immediatezza e, anche, di avere una valenza didattica, soprattutto per per quelle classi i cui insegnanti vorranno ritornare su quanto visto a teatro, non tanto e non solo per ragionare sui versi shakespeariani, ma per parlare di Teatro in un mondo come il nostro sommerso dalla civiltà delle (micro)immagini in movimento.
Una dichiarazione di amore per il teatro sincera che andrebbe sostenuta dalle istituzioni scolastiche, Ministero in testa, se la nostra scuola non fosse afflitta da problemi di ben altra portata...
Un plauso alle maschere, agguerrite e determinate, che hanno garantito la percorribilità degli stretti spazi di platea agli attori, controllando che i ragazzi non si alzassero inaspettatamente (come è accaduto più di una volta...).
Roma, Teatro Eliseo, tutte le mattine alle ore 11 fino al 19 dicembre
Visto il
al
Eliseo
di Roma
(RM)