Ada e Savino, Savino e Ada…e Siamosolonoi, ecco i protagonisti di questa piccola storia d’amore surreale. Il loro è un amore patologico, possessivo, compulsivo, infantile, tenero e amaro al tempo stesso. Ada e Savino sono prima di tutto due bambini, che poi diventano due adulti, per poi tornare bambini: sono un uomo e una donna legati tra loro a doppio filo da un sentimento tanto profondo quanto malsano, impegnati quotidianamente in una lotta d’amore spietata, ma dolcissima, tenera, ma al tempo stesso terribile.
Siamosolonoi è una metafora di una storia d’amore eccessiva ed estrema, fatta di duelli, litigi, vendette, privazioni e concessioni, conquiste e perdite, vittorie e sconfitte, in cui si alternano momenti di leggerezza, ironia, malinconia e inquietudine.
La storia si svolge in una cucina, ambiente della vita quotidiana per antonomasia, dalla
scenografia fin troppo esplicita e dalle dimensioni spropositate, tra sedie, mobili ed elettrodomestici giganteschi - le proporzioni degli elementi scenografici sono insolitamente maggiorate rispetto al naturale, evocando un’atmosfera quasi minacciosa, incombente e costrittiva – dove si muovono i due protagonisti, Michele Riondino e Maria Sole Mansutti, due bambini che giocano a fare gli adulti senza volerlo o forse senza poterlo diventare. E’proprio la cucina, il luogo più intimo e caratteristico del focolare domestico, da pulire e riordinare quotidianamente e dove si riunisce la famiglia per una delle attività più semplici e personali, il mangiare insieme, la cornice che ci condurrà nelle atmosfere soffocanti e asfissianti che caratterizzano la psiche dei due personaggi e le insolite dinamiche del loro rapporto di coppia.
Ada e Savino alternano giochi d’infanzia a giochi d’adulti, battibecchi che nascono tra bambini diventano poi discussioni più profonde e con tematiche serie, importanti, da “grandi” appunto.
La chiave dello spettacolo è il gioco, trappola e allo stesso tempo unica via di fuga.
I bambini giocano a “fare finta di”, lo spettacolo si sviluppa attraverso l’equilibrio tra verità e finzione, ma diventa sempre più difficile capire quale sia il piano della verità e quale sia quello della finzione.
Ada più che una bambina ha le sembianze di una bambola-bambina che sembra muoversi al comando di Savino, dei suoi sogni e dei suoi desideri più intimi.
Ada e Savino giocano, corrono e si rincorrono, ridono di gusto, si arrabbiano, urlano, litigano furiosamente e poi fanno la pace. Il loro rapporto, fin dall’infanzia, è un rapporto conflittuale: hanno una visione della vita e dell'amore diametralmente opposte.
Ada è legata alle fantasie di bambina di un amore eterno, coronato da un matrimonio, dalla creazione di un nido, dai figli. Nella sua ansia di voler controllare e programmare tutto, vorrebbe scrivere su un quaderno tutte le parole che si diranno, per non rischiare promesse non mantenute e impegni disattesi. Vorrebbe che la loro casa fosse il loro universo - vorrebbe addirittura murare la porta, che fosse l'inizio e la fine del loro mondo, del mondo di cui Savino ha bisogno.
Savino, invece, è curioso, aperto alle novità, è uno spirito libero, vuole viaggiare, conoscere il mondo, incontrare persone nuove, sperimentare, insomma vivere la vita a pieno. Vuole uscire da quella stanza, diventata limitante e a tratti claustrofobica, e vuole convincere Ada a seguirlo. Savino ha un fiocco azzurro da scolaro legato attorno al collo, che diventerà poi il nodo della cravatta che da adulto lo soffoca e lo inchioda alle pretese di lei – alla vita che lei ha confezionato per loro. Unico elemento di novità che Ada è disposta ad includere nel loro claustrofobico e soffocante tête-à-tête è la presenza di un pesce rosso, che si trova in una grande bolla di vetro, e che Savino chiama ironicamente Siamosolonoi, a rimarcare ancora una volta una chiusura totale nei confronti del mondo esterno, il ripiegamento dei protagonisti su se stessi e sul loro ménage familiare.
Siamosolonoi, accolto e accudito quasi fosse un figlio, costretto a trascorrere la propria esistenza in una boccia di vetro trasparente, è testimone silenzioso e imperturbabile del groviglio di desideri, del bisogno di libertà e allo stesso tempo di certezze e sicurezza che caratterizza il rapporto di Ada e Savino.
La storia si sviluppa attraverso dei quadri, caratterizzati da salti temporali e da una tensione crescente, che rispecchiamo l’equilibrio precario tra la ricerca di libertà e l’ansia d'abbandono: Ada fa credere a Savino che il mondo fuori da casa, fuori da loro, sia orrendo, spaventoso ed estremamente pericoloso, gli dice che “c'è la guerra, piovono le bombe, ammazzano i cani e impiccano le persone sole”, e ne soffoca ambizioni, speranze e desideri, fino a quando Savino non riesce,per la prima volta, a guardare la porta di casa come a una possibile e reale via di fuga e di cambiamento. La liberazione - o meglio la 'fuga' sognata - di Savino, progettata e finalmente raggiunta nel finale della pièce, forse nasconde un pegno da pagare, un prezzo che non verrà pagato solo da Ada ma anche da Savino: infatti la strada intrapresa da Savino si rivelerà senza ritorno e l'epilogo crudele non farà altro che sottolineare l'insensatezza e l’assurdità di un rapporto simbiotico e monopolizzante, l’inutilità del tentare di rifugiarsi in un microcosmo protettivo e famigliare e l'esigenza profonda e ineluttabile del confronto, il bisogno naturale della scoperta e della condivisione – necessità che, nonostante i tentativi di insabbiamento, riemergono dalle ceneri e tornano a divampare.
Il rapporto conflittuale, però, non è solo quello tra Savino e Ada, ma è anche quello che ognuno dei due protagonisti vive con te stesso: le tensioni sociali e culturali della contrapposizione tra i due sessi, spesso diventano una forza autodistruttiva per Ada e Savino, impegnati a liberarsi da maschere convenzionali e luoghi comuni che li imprigionano, castrandoli. Il percorso di liberazione che vuole intraprendere Savino è allo stesso tempo speculare e a tratti complice del percorso di resistenza e autoconservazione intrapreso da Ada. Ognuno di loro proietta nel proprio percorso le più intime debolezze e fragilità, le paure e i desideri, in un’alternarsi onirico di regressioni infantili e ritorni precipitosi alla realtà, in una sovrapposizione di piani temporali e spaziali, che narrativamente e drammaturgicamente vengono costruite intorno a un delitto simbolico, che forse viene solo pensato, desiderato e non realizzato.
La tensione che attraversa lo spettacolo viene alleggerita dalla singolare ironia -che a volte tocca momenti di estrema comicità – della sintassi infantile fortemente metaforizzante, che caratterizza la narrazione scenica.
Un’ora e mezza - forse eccessiva – per uno spettacolo di qualità, che mette in scena lo schema prevedibile, ma non scontato, delle dinamiche emotive con cui le coppie si amano e si odiano, distruggendosi: il pubblico assiste simbolicamente alle tappe del percorso di crescita, consapevolezza e autoaffermazione di Savino e Ada; il primo mosso da un profondo e radicato desiderio di scoprire il mondo circostante, pronto ad accettarne bellezza, poesia, ma anche crudeltà e sofferenza, la seconda fortemente attaccata alle piccole e rassicuranti certezze del quotidiano, tenacemente determinata a conservare inalterato lo status quo, felice e appagata dal rapporto esclusivo e simbiotico col suo compagno. Lo stesso autore, Marco Andreoli, definisce Siamosolonoi come "un piccolo romanzo di formazione, un rapido bildungsroman, metafora quotidiana e universale del percorso umano”
Una drammaturgia nel complesso interessante e originale, un testo divertente e divertito, anche se a tratti risulta ingenua nella ripetitività della narrazione in quadri e dei relativi movimenti scenici; Marco Andreoli costruisce il testo facendo riferimento alla teoria dei giochi, disciplina matematica che interpreta i conflitti umani e le decisioni individuali dei soggetti coinvolti in chiave rigorosamente probabilistica.
Un atto unico di estrema originalità e densità emotiva, grazie anche alla notevole prova recitativa dei due attori, che hanno affrontato la scena con energia, forza, entusiasmo e intensità: Michele Riondino e Maria Sole Mansutti sono due interpreti credibili e appassionati.
Michele Riondino torna al suo primo amore, il teatro - dopo i successi collezionati al cinema e in televisione con la fortunata serie de “Il Giovane Montalbano” – e affronta questa avventura “in famiglia”, con Circo Bordeaux, la sua compagnia di sempre, dimostrando di essere un’interprete versatile e talentuoso, di sorprendente forza interpretativa.
L’interpretazione di Maria Sole Mansutti è solida, elegante, decisa, affronta con maestria il ruolo di questa donna-bambina complessa e complicata, che alterna autoritarismo a momenti di isterica fragilità.
La trascrizione registica di Circo Bordeaux, a cui ha collaborato Alessio Piazza, è nel complesso buona, anche se penso che “registicamente” si poteva osare di più, avendo a disposizione un testo così curioso e singolare si poteva decisamente essere più innovativi nella messa in scena e gli attori si sarebbero potuti divertire di più - ma credo non sia una loro responsabilità, quanto appunto una pecca registica.
Meritano una menzione speciale le scene di Fabrizio Darpino, costruite con cura, estremamente articolate, che catturano l’occhio e sono funzionali e pratiche allo sviluppo dell’intreccio narrativo, tra imprevedibili e originali trovate ad effetto, a trasformazioni e suggestive proiezioni multimediali, realizzate da Marco Quintavalle. L’aspetto musicale è curato da Teho Teaardo, che riesce a sottolineare con eleganza e precisione i passaggi fondamentali dello sviluppo narrativo, così come il disegno luci di Luigi Biondi incisivo e intenso, capace di equilibrare bene toni delicati e tenui a toni più violenti e decisi. Importante il contributo di Francesco Traverso, l'attrezzista di scena. Il trucco e i costumi sono curati da Eva Nestori che trasforma Michele Riondino e Maria Sole Mansutti in due perfetti scolaretti: Ada ha occhi vistosamente bistrati e un vezzoso vestitino rosso e bianco con cuori e merletti, mentre Savino ha pantaloncini corti, bretelle, calzettoni su fino al ginocchio e un enorme fiocco azzurro. Savino e Ada sono due personaggi simbolici, caratterizzati e disegnati come un fumetto dai costumi di Eva Nestori.
Siamosolonoi avvolge con la sua atmosfera rarefatta e sospesa, con i suoi salti temporali e dimensionali, con i suoi raffinati giochi sonori e di luci, con i suoi dialoghi incalzanti che si fondono sapientemente con le azioni dei personaggi, muovendosi tra una dimensione reale e una immaginaria, tra fantasia e concretezza. Michele Riondino e Maria Sole Mansutti si muovono in equilibrio tra forma ed emozione, lirismo e straniamento, tra poesia e cruda realtà: i sorrisi tesi e allucinati, a tratti volutamente finti e forzati si sciolgono in un bacio rubato e da quel momento tutto cambierà, inevitabilmente.