Prosa
SIAMOTUTTIGAY

Siamotuttigay: una commedia ambigua

Siamotuttigay: una commedia ambigua

Maggie,  attrice famosa e capricciosa, e Tessy, sua consorte dal carattere forte e suo ufficio stampa, attendono la prima di un loro spettacolo. Quella sera loro figlio Willy e loro figlia Sheila devono presentare alle mamme fidanzato e fidanzata. Le mamme si attendono due partner dello stesso sesso ma Willy e Sheila sono etero e non sanno come fare coming out. In soggezione, Willy mente e presenta alla madre Lucy, la sua fidanzata in incognito, come fidanzata di sua sorella Sheila, la quale, ricambia il dispetto presentando il suo Max, come fidanzato di suo fratello. 
Ne scaturisce la più classica delle commedie degli equivoci, discretamente allestita e tiepidamente interpretata, tranne Alessandro Di Marco che ruba sempre la scena.

Lo spettacolo dovrebbe presentare i luoghi comuni sulle persone etero, quelle vessate nel mondo a norma omosessuale presentato in scena, cosa difficilissima perché stereotipi sull'eterosessualità non ce ne sono (o, almeno, non così marcati, evidenti e diffusi come quelli sulle persone omosessuali).
Lucilla Lupaioli, autrice e regista, infatti non è in grado di presentarcene nessuno (l'unico stereotipo abbozzato, quello delle persone etero che guardano le partite di calcio, in realtà è mutuato da quello sui gay che non guarda la partita...) ignorandone i meccanismi di fondo, maschilisti e patriarcali, così come quelli che sottendono i ruoli di genere che nello spettacolo vengono tutti confermati: le donne adulte sono isteriche (Maggie) o virago (Tessy) i ragazzi piacioni (Max) ma anche vittime delle donne (Willy) mentre Sheila e Lucy sono pavide e civette.

Passi la rivendicazione di Sheila che, discriminata in quanto etero, si chiede perché deve importare con quali persone fa sesso (confondendo il comportamento sessuale con l'orientamento sessuale che, invece, investe anche la sfera affettiva e quella relazionale), però infastidisce e offende che Max, per sembrare gay, debba indossare una giacca rosa glitterata....
Lupaioli parte dal presupposto che non essendo gay Max non sappia come fingersi tale e ricorra agli stereotipi.
Ma quegli stereotipi, in un mondo dove l'omosessualità è la norma non dovrebbero esserci. Dovrebbero prevalere gli stereotipi sulla minoranza etero.
E' curioso invece come anche quando sono la minoranza le persone etero invece di essere vittime di stereotipi continuino ad agire gli stereotipi sulle persone omosessuali continuando a discriminarle.
Nessuna persona omosessuale nel mondo reale agisce stereotipi o pregiudizi contro l'eterosessualità forse perché troppo occupata nel difendersi dal pubblico ludibrio (agito dalla maggioranza etero) che colpisce non solamente le persone gay e lesbiche (parola "lesbica" che nello spettacolo non esiste Tessy dice di se stessa di essere gay) ma anche tutte le persone presunte tali.

Nessuno nello spettacolo insinua l'eterosessualità di qualcuno, usandola come arma di ricatto o strumento di offesa. Anche quello scoprirsi gay di Max e Willy e di Lucy e Sheila (quando, facendo le prove come coppia, si mettono a flirtare) che vorrebbe ammiccare a una apertura alle omosessualità, nella cornice narrativa dello spettacolo è un inno alla normalità che lascia intendere che anche le persone etero sono un po' gay come a dire, fuor di commedia,  che anche le persone omosessuali sotto sotto "sono etero".

Ciliegina (amara) sulla torta il commento di Meggie che chiosa lo spettacolo dicendo Io penso che fra cento anni saremo tutti ermafroditi confermando l'idea vetusta (e omofoba) che un gay sia una femmina mancata e una lesbica un maschio mancato concretizzandola in un ermafroditismo che consente di amare anche persone dello stesso sesso senza compromettere quella norma eterosessista che solo apparentemente si voleva mettere in discussione.

Visto il 05-04-2016