Dalla commedia emerge uno spaccato che si concentra divertenti, ma anche più amari della ”singletudine”, al punto di riflettere sul le scelte che ognuno fa nella propria vita.
Dopo il successo ottenuto in Francia, Belgio e a Tahiti, torna sui palcoscenici italiani in un nuovo allestimento Singles, prima esilarante commedia sull’universo degli “scoppiati”.
Il testo, scritto da Rodolphe Sand e David Talbot con la collaborazione di Claire Lemaréchal, è suddiviso in quindici esilaranti quadri che compongono un verosimile ritratto del mondo dei single. Tale impostazione “a sketch” influisce sul ritmo dello spettacolo, che risulta divertente grazie all’impiego di una comicità efficace, anche se a tratti meno brillante.
Single fa figo?
Singles racconta con pungente ironia le tragicomiche avventure di un gruppo di amici in cerca del grande amore: Giuliana (bibliotecaria iperattiva, che soffre molto la solitudine) è innamorata non corrisposta di Bruno (esperto in strategie di marketing), mentre Antonio è un quarantenne decisamente impacciato con le donne, ma segretamente innamorato di Giuliana. Stanchi di ritrovarsi ai matrimoni dei loro ex, decidono di dare una svolta alla loro esistenza iniziando a frequentare locali per single, club sportivi e imbattendosi in improbabili incontri al buio.
Dalla commedia emerge uno spaccato che si concentra divertenti, ma anche più amari della ”singletudine”, al punto di riflettere sul le scelte che ognuno fa nella propria vita e sul significato stesso dell’abusata espressione “single per scelta”. Con orgoglio, ma anche un leggero rimpianto, il pubblico esce dalla sala ponendosi il fatidico quesito: “Single fa davvero così figo?”
I tempi comici fanno la differenza
L’interpretazione è affidata a un terzetto di protagonisti che si rendono esemplari, in egual misura, per la notevole padronanza dei tempi comici e l’impegno nelle singole caratterizzazioni. In questa circostanza, Marco Cavallaro sembra non affidarsi troppo alle proprie comprovate qualità di istrione – alle quali il pubblico è ormai abituato – rimanendo forse troppo “ingabbiato” nel tipico personaggio sfortunato con le donne; Antonio Grosso, nel ruolo del belloccio della situazione, all’apparenza determinato ma in realtà sulla soglia della nevrosi, si ritaglia memorabili momenti di esplosiva comicità; Claudia Ferri conquista il pubblico facendolo divertire con ironica semplicità.
Una scenografia minimale, in perfetta sincronia con un sapiente e variopinto disegno luci (che rinnova l’ambientazione di ogni nuova situazione rappresentata) coronano una piccola gemma, che però, a livello drammaturgico, potrebbe risplendere molto di più.