Prosa
SIZWE BANZI EST MORT

Una scenografia essenziale, p…

Una scenografia essenziale, p…
Una scenografia essenziale, povera, fatta di sacchi di plastica e appendiabiti su rotelle, uno sgabellino, quasi nulla. Qualche sottofondo musicale, qualche gioco di luci. Tutto ridotto all’essenziale. Eppure l’interpretazione dei due attori comunica dall’inizio alla fine con lo spettatore, lo tiene incollato alla poltrona, lo trascina nel mondo delle township, lo diverte, lo sorprende, lo commuove fino a farlo esplodere in un applauso che si vorrebbe interminabile, un applauso autentico di partecipazione, di ammirazione e di voglia di cambiare. Peter Brook ci conduce leggermente nel mondo dell’apartheid, ci fa vivere il disagio, anzi la tragedia di chi deve rinunciare alla propria identità per sopravvivere, di chi non capisce l’assurdità del mondo ma vi si deve adeguare, ci fa vergognare di essere bianchi, e infine ci lascia l’amarezza che tutto continuerà, chissà ancora per quanto, come prima. Comico e amaro, vero, semplice, di quella verità e quella semplicità ricercate da tutti i grandi, Sizwe Banzi è uno spettacolo che parla a tutti, che usa il linguaggio del corpo con quella vitalità e quella immediatezza che riescono a parlare a tutti, a coinvolgere tutti, nonostante si parli in francese, nonostante i sovratitoli in italiano. C’è tutto in questo spettacolo: c’è il teatro di ricerca, l’avanguardia, il realismo, il comico, il tragico, il mimo, l’improvvisazione, il dialogo col pubblico, la fatica dell’attore, la sua gioia, il suo stupore sempre rinnovato. È una gioia dei sensi, del sentire, del guardare, del percepire sudore, energia, vita, la vita vera, quella del palcoscenico che abbraccia la sala, degli attori e del regista che si stringono in un abbraccio fraterno con il pubblico, tra voglia di cambiare il mondo e amarezza perché il mondo non cambierà. Un’ora e mezza di magia: questo ci regala un Peter Brook ottantenne, giovane, vitale, generoso, capace di creare un attimo di verità e di complessità in un gioco semplice e autentico come quello del teatro. Grazie Peter Brook.
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