Prosa
SLOI MACHINE

Sloi Machine è un monologo di…

Sloi Machine è un monologo di…
Sloi Machine è un monologo di (e con) Andrea Brunello che riporta in vita (e in scena) i giorni dello stabilimento della Sloi (Società Lavorazioni Organiche Inorganiche). Si presenta la denuncia e la diffusione della vicenda relativa alla fabbrica trentina Sloi, sita a Trento Nord, aperta nel 1939 e chiusa nel 1978. La Sloi produceva Piombo Tetraetile, una sostanza altamente tossica che migliorava la resa del motore se aggiunta alla benzina. Sloi, ovvero una biforcazione umana notevole per gli assunti: da un lato gli stipendi erano più alti rispetto alla norma e il posto era sicuro, visto i tempi di carestia; dall’altro lato, il Piombo Tetraetile era assorbito per le vie respiratorie e cutanee. Da qui, migliaia di operai impiombati, con i tipici segnali di intossicazione: insonnia, mal di testa, pianto, perdita di memoria, nausea, vomito, anoressia. Alla faccia delle 250 lire all’ora. Una catastrofe umana, psicologica e fisica, che portava gli operai ammalati nel manicomio vicino a Trento. Silenzio, sempre silenzio su quanto avveniva nell’antro infernale della SLOI; i medici stessi tacevano per paura. Numero indefinito di vittime, come Severo, come Chernobyl. L’Arrivo della Corsa della Morte: il 1978. Un incendio sta per provocare la catastrofe. Ed è fino a questa data che si racconta la storia di un operaio, giunto vivo fino al giorno dell’esplosione: attraverso la sua vicenda personale, si ripercorre anche tutta la vita stessa della SLOI. Andrea Brunello, ideatore ma anche one-man sul palco, interpreta con passione e trasporto, dimostrando quanto questo caso l’abbia toccato e colpito. Da qui la sua volontà di diffonderlo, per suscitare riflessioni e per generare conoscenza. La regia, di Michela Marelli, è attenta e lineare; la scenografia è inesistente, e ciò lascia lo spettatore libero nell’immaginazione, creatore della sua scenografia. LO spettatore diventa dunque un creativo e lo fa seguendo i racconti di Brunello. Ci si ritrova catapultati quindi nella SLOI, dove si affacciano i volti rassegnati degli operai, dove si intravedono le giornate trascorse in quell’antro velenoso nel cuore delle pure e fresche montagne trentine. Un monologo coinvolgente, mai noioso, capace di stuzzicare le coscienze e di far conoscere un altro caso in cui l’uomo è vittima e carnefice del suo destino, di un ambiente ancora una volta denigrato e non rispettato.
Visto il
al Comunale di Padergnone (TN)