Tobia Rossi ha scritto un testo brillante – con annesse liriche - e volutamente pop, con l’obiettivo dichiarato di avvicinare un pubblico trasversale, come quello degli appassionati di musical.
Smack – Bacia chi ti pare! è il primo musical inedito a tematica gay prodotto in Italia. Tobia Rossi ha scritto un testo brillante – con annesse liriche - e volutamente pop, con l’obiettivo dichiarato di avvicinare un pubblico trasversale, come quello degli appassionati di musical, ad argomenti di assoluta attualità (coming out, bullismo di matrice omofoba, l’utilizzo compulsivo di app per incontri), con particolare riferimento al contesto LGBT milanese.
Tra autoironia e denuncia sociale
Il rischio di localizzare in maniera eccessiva temi e problematiche universali viene scongiurato anche grazie alla colonna sonora firmata da Francesco Lori: dodici brani originali, caratterizzate da melodie scorrevoli e accattivanti, che accompagnano le vicissitudini di quattro amici inseparabili, dalle esistenze piuttosto comuni, che la sera si esibiscono come drag queen allo Smack, piccolo tempio milanese della libertà d’espressione. L’arrivo di ulteriori personaggi (Gemma e Tommi) destabilizza l’equilibrio tra i protagonisti, che si trovano a fare i conti con l’amore e i suoi puntualmente inattesi imprevisti.
Pur riconoscendo l’impegno sul piano creativo e performativo, è piuttosto evidente che in questo musical l’equilibrio tra autoironia e denuncia sociale risulta precario; nel primo atto, infatti, si gioca – anche troppo – con gli stereotipi gay (basti pensare al brano che introduce l’esibizione dei quattro protagonisti in versione drag queen al grido di “essere sfrante è davvero entusiasmante”; mentre nel secondo atto temi con una forte componente di denuncia sociale (bullismo, omofobia, consumismo affettivo…) prendono decisamente il sopravvento.
In amore vincono le differenze
Un cast formato da volti giovani e poco conosciuti del mondo del musical ha saputo mantenere la padronanza della scena in maniera invidiabile per tutta la durata dello spettacolo. Tutti si sono dimostrati all’altezza, ma vale la pena citare almeno la coppia di caratteri maschili opposti, le cui strade finiranno per coincidere, come in ogni (scontato) lieto fine: il superficiale Lu, con trascinante disinvoltura da Luca Pozzar e il “prof sfigato” Marti (Eugenio Noseda, in un ruolo nel quale ha dimostrato di saper suscitare toccante empatia).
Monica Faggiani, invece, interpreta l’unico ruolo più maturo dello spettacolo – Clara, la proprietaria del locale – e non appena fa il suo ingresso in scena si ha l’immediata conferma di quanto i performer di oggi e di domani possano imparare dall’esperienza di un’attrice di prosa.
Nella semplicità dell’allestimento scenico e nell’inaspettata sobrietà del disegno luci, Smack il musical si è rivelato un prodotto originale e di qualità discreta, ma solo relativamente innovativo, poiché gioca con gli stereotipi di genere senza metterli effettivamente in discussione, o lo fa in maniera semplicistica; di conseguenza, la strategia del “purché se ne parli” non sempre risulta efficace