Intanto la sorpresa del luogo in cui va in scena lo spettacolo: La Fonderia delle arti è uno spazio polivalente, che funge da teatro, sala prove, spazio espositivo per mostre d'arte, scuola di musica, di recitazione e fotografia, mandato avanti fra stenti burocratici (controlli fiscali a causa di chi sfrutta le agevolazioni per le associazioni culturali per banali scopi di lucro...) e grande ottimismo economico (i romani, si sa, sono pigri e impermeabili alle novità).
Entriamo in uno spazio accogliente, con le opere esposte di Aldo Palma, in una personale a lui dedicata appena inaugurata.
In sala, troviamo già un attore in scena, che ci saluta con uno sguardo ammiccante. Indossa una accappatoio di spugna color rosa con una fascia per i capelli in tinta. Sostiene una bacinella con dei panni da stendere. Poi, dopo lo strillo improvviso di una donna dietro le quinte, altri personaggi entrano in scena, un ragazzo seccardigno si aggira come un disperato, una ragazza si mette in posa come fosse davanti una cinepresa, un uomo, sigaretta alla bocca, se la ride e distribuisce carte da gioco, mentre il seccardigno lancia delle pagine con foto e scritte verso la platea. Poi una ragazza ha le convulsioni e cade in terra...
Si apre così Sogni 00, del giovanissimo Riccardo Ricci, che ha pensato di allestire lo spettacolo assieme ad alcuni "colleghi" conosciuti durante un laboratorio di specializzazione per la recitazione.
Sei vite si intrecciano sul terrazzo di un alto palazzo (una scenografia scarna e indovinata) in un giorno che, nel finale, risulterà essere quello prima dell'evento che ha generato l'intera vicenda. Ognuno ha un motivo più o meno valido per farla finita e gettarsi di sotto:
Martino (Ricardo Ricci), giovane scrittore in crisi sentimental-professionale; Ludo (Domenico Diele), spacciatore che ha perso una partita di droga e ha la mafia alle calcagna innamorato, ricambiato, di Eva (Giorgia Vespertino), di professione attrice, costretta per mancanza di lavoro a fare marchette (la quale, si scoprirà nel corso dello spettacolo, ha perso il bambino che aspettava da Ludo); Viola (Francesca Ghioldi), una ballerina alle prese con il lignaggio cui è costretta dal suo ruolo di ballerina, che teme il suo ragazzo si sia suicidato per colpa sua (e forse lo ha fatto davvero...).
Ognuno è in competizione con gli altri (Leo, il gay in vestaglia rosa, era salito a stendere i panni, mica pensava al suicidio) ognuno con la velleità di vivere una vita altra, troppo preso a lamentarsi della vita che non ha, per accorgersi di starne vivendo già una...
Insieme si minacciano con una pistola (è di Ludo, e passa di mano in mano, puntata prima verso gli altri e poi verso se stessi, prima di essere gettata nel vuoto) e, man mano che
le fila si ingrossano (Viola ed Eva arrivano per ultime sul terrazzo), i personaggi solidarizzano, si impediscono l'un l'altro di saltare giù dal terrazzo, si coalizzano, sbarazzandosi del mafioso che aveva cercato di far fuori Ludo (lo gettano di sotto, dopo averlo colpito in testa, in uno splendido "fuori scena" mentre il palcoscenico è al buio, per restituire il punto di vista Ludo, svenuto per il colpo d'arma da fuoco che lo ha colpito solo di striscio, ad un braccio).
Sono poi raggiunti da un antennista campano (Rosario D’Angelo) che ha lo stesso nome del ragazzo di Viola il quale, svolto il suo lavoro, prima di lasciarli, sconfortato che pensino al suicidio, racconta loro le sue vicissitudini, una moglie incinta travolta da un pirata della strada davanti ai suoi occhi e un cancro appena diagnosticato... Eppure lui mica pensa a farla finita come loro...
Impressionati, convincendosi l'un l'altro che il loro incontro fortuito abbia un senso che va al di là del caso, decidono di farsi ascoltare, chiamano la polizia, e, minacciando di suicidarsi in massa, chiedono l'intervento della tv. Il commissario Silenzi (Francesco Di Lorenzo) acconsente alla loro richiesta, arriva la giornalista (Emanuela Mascherini) che scopriremo essere una psicologa (era lei, all'inizio, a atteggiarsi in pose da diva) fa domande assurde ma la diretta ha successo, è seguita da milioni di persone... Ma le cose non sono quel che sembrano e, alla fine, proprio la ritrovata solidarietà, il senso di appartenenza, indurrà i personaggi a rimanere insieme e a ripetere ineluttabilmente la loro storia, le proprie vicissitudini, legati da un comnue destino il cui artefice è Martino, e lo spettacolo si chiude così come è iniziato.
Sogni 00 ha i pregi (e i difetti) della giovinezza, quella del suo autore e quella della sua scrittura, un testo che indaga nell'individualismo contemporaneo, in quell'afflato per una vita grande cui ci ha guidato una tv sempre più malata di un falso protagonismo, dietro il cui egoismo si cela però una grande solitudine, grande per chi la vive ma, per noi spettatori, a tratti un po' naïf, ma proprio questo ancora più drammatica.
Un testo attento alle differenze di classe (la vita di stenti dell'antennista alla quale si contrappone quella borghese degli altri personaggi), alla solidarietà tra donne (in un dialogo serrato quando la ballerina e l'attrice rimangono da sole in scena), all'omosessualità (anche se sviluppata secondo il luogo comune della checca, ma un plauso va a Simone Finotti che lo interpreta con misurato equilibrio, senza farne una macchietta) pur inciampando nei ruoli dell'uomo e della donna, un po' troppo canonicamente rinchiusi nella tradizione del maschio e della femmina (la maternità come espressione totale dell'esser donna, una responsabilità da uomo maturo che manca, a detta delle due ragazze ai personaggi maschili) , ma, dopo tutto, Sogni 00 si preoccupa più di porre le domande giuste che indicare già le possibili risposte.
Un testo acerbo (cui sicuramente l'esperienza degli attori che lo interpretano saprà contribuire a correggere qualche dettaglio) ma attuale, vivo e interessante con una urgenza di dire che ne sostiene, in maniera a tratti incerta ma sempre convincente, la struttura narrativa.
Un testo sostenuto da degli attori, provenienti da tutta la Penisola, molto credibili, nonostante la loro giovane età già attivi da diverso tempo, capaci di immedesimarsi col proprio personaggio nel corpo oltre che nella parola (felicissima l'idea di far salutare il pubblico rimanendo ancora in parte, con Leo, il gay, che non accenna il canonico inchino di ringraziamento e anzi esorta gli altri a farlo con moderazione...), mostrando una maturità davvero sorprendente. Così Giorgia Vespertino procede incerta in un corpo che non è già quello suo ma quello dal passo incerto di Eva, mentre Emanuela Mascherini ci fa provare una vertigine quando cade dalle altezze dell'idiozia della giornalista al tono di sconfitta e responsabilità della psicanalista che non ha saputo salvare un paziente.
Forse l'aspetto più manchevole è quello della regia (sembra sufficiente quella già prevista dal testo) di Marco Cossini (che proviene dal cinema e forse è giusto che vi rimanga...) e le luci, inesistenti, ma il fascino dello spettacolo sta anche in queste sue sbavature e se si pensa che è stato autoprodotto grazie ad alcuni coraggiosi sponsor, non si può che andarlo a vedere, augurandone aspettarne la ripresa, in un altro teatro (forse L'Orologio di Roma, attendiamo fiduciosi...) per vederlo con una messa in scena più convincente.
Ma poco importa, Sogni 00 dimostra come il teatro, lungi dall'essere un'arte lontana dai giovani, ha invece ancora molto da dire, basta che lo si sappia ascoltare.
Sogni 00 di Riccardo Ricci
Roma, Teatro Fonderia delle Arti
dall'8 al 24 settembre 2008
Visto il
al
Fonderia delle Arti
di Roma
(RM)