Prosa
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

La verità del Sogno è (quasi) un musical

La verità del Sogno è (quasi) un musical

In un’atmosfera onirica, sopra un palcoscenico avvolto dal fumo, la compagnia di attori dapprima si guarda attorno e poi si presenta al pubblico danzando armoniosamente, finché l’infingardo Puck (Paolo Ruffini) fa il suo ingresso in scena, rivolgendo in modo distinto, il proprio saluto alla platea.

Comincia così questa originale versione del “Sogno di una notte di mezza estate shakespeariano, diretta da Massimiliano Bruno. Un allestimento che, senza particolari eccessi, restituisce un impatto visivo immediato, grazie a un disegno luci dinamico, adeguatamente abbinato con una scenografia imponente ma non invasiva.

Amore e destino: il gioco delle parti

Il testo di Shakespeare è un autentico compendio sull’amore e sull’affannato rincorrersi degli uomini, che si incontrano e si scontrano, assecondando la casualità dei loro desideri, dei quali non sono padroni.
In questo adattamento, ambientato in un bosco che diventa foresta, popolata da zingari circensi con il loro ingombrante carrozzone, fate e altre creature oniriche, il folletto Puck è sempre il deus ex machina, in bilico tra illusione e destino. Paolo Ruffini, oltre a strizzare l’occhio alla platea, si mostra decisamente a proprio agio nell’osservare, con occhio esterno, quasi da spettatore tutto quello che accade sul palcoscenico.

A livello interpretativo, la forza e l’originalità dello spettacolo è concentrata nella compagnia di commedianti-performatori: guidati dall’onnipresente giullare Bottom (un istrionico Stefano Fresi), sono tutti molto efficaci, non solo dal punto di vista metateatrale. La scelta consapevole di far esprimere i comici artigiani della scena in una sorta di grammelot, con evidenti contaminazioni dialettali arcaiche assicura comunque la comprensione del testo, amplificandone gli effetti esilaranti.

Ruoli e allestimento

Interpretando i doppi ruoli di Teseo (duca di Atene)/Oberon (re degli elfi) e Ippolita (regina delle Amazzoni)/Titania (regina delle fate), Giorgio Pasotti e Violante Placido sono coinvolti in un curioso gioco delle parti, efficace solo parzialmente. Si tratti di una scelta, consapevole o meno, ma Teseo e Ippolita risultano caratterizzazioni prive di spessore rispetto invece ai complementari ruoli di Oberon e Titania. Il Pasotti onirico tratteggia uno spensierato cripto-gay, simpatico ma poco credibile; al contrario, Violante Placido è una regina delle fate dominatrice, sexy e provocante.

Questo accattivante allestimento, a livello di fattura artigianale e impatto visivo,è uno dei migliori visti negli ultimi mesi, soprattutto grazie alle scene e ai costumi di Carlo De Marino, funzionali all’atmosfera onirica del racconto. In definitiva, questa originale versione del Sogno shakespeariano, condita con semplici coreografie, musiche appropriate e brevi incursioni nel recitar cantando, è un ulteriore esempio di timida contaminazione – sorprendentemente riuscita - tra prosa brillante e gli stilemi classici del musical.

Visto il 13-02-2018
al Alfieri di Torino (TO)