Prosa
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

A piedi scalzi in un sogno contemporaneo

A piedi scalzi in un sogno contemporaneo

Il classico ha sempre legittimato il valore delle opere e per tale motivo è spesso chiamato in causa a testimoniare quanto una messa in scena abbia spessore. Ma è il caso di spingersi oltre, lasciando spazio alla creatività artistica, rileggendo l'eterna opera "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare, in una chiave del tutto contemporanea, fresca e comica, conducendo lo spettatore con il filo del sogno che collega il XVI con il XXI secolo. La location scelta è l'affascinante Teatro Sala Uno e regia, adattamento e traduzione sono di Mary Ferrara, con le coreografie invece affidate a Mattia Di Napoli.

L'ouverture richiama la tragedia greca: protagonista è la coralità, un respiro di gruppo, delle braccia che come ali tracciano il disegno dell'etereo sogno. Linee morbide, dolci, circolari, avvolgono lo sguardo nella percezione in un abbandono piacevole e tiepido. Si sogna già nel sublime sonno leggero, quando un brano musicale contemporaneo scaccia la nuvola sulla quale si era adagiati. Irrompono il duca di Atene e la futura sposa: Teseo (Davide Colnaghi) e Ippolita (Mariella Rotondaro ) imperiosi, portando la voce tanto da proseguire sulla lunghezza d'onda della rottura della classicità inaugurata dal pezzo musicale. Un frac bianco e una pelliccia maculata: questo il primo campanello d'allarme che rintocca come un avviso nell'orecchio del pubblico in dormiveglia: la quieta grandezza e la nobile semplicità sono superate. Ed ancora lo spettacolo sarà scandito dal buio e da stacchetti contemporanei, comici, quasi a riportarci ancora una volta nell'attualità. 
Due fanciulle e due ragazzi, Ermia (Silvia Magazzù) ed Elena (Jessica Di Bernardi), Demetrio (Chicco Sciacco) e Lisandro (Valerio Villa) , una catena d'amore che si dispiegherà nella fuga, nell'equivoco e nel disperato inseguimento di ciò che non si può avere, e forse proprio per tale ragione, maggiormente desiderato.

Un amore tenero e ricambiato, cortese, senza fretta, d'altri tempi, quello di Ermia e Lisandro desiderosi di fuggire dalla negazione della loro favola e vivere un'ideale storia sincera e premurosa. Terribilmente schietto appare Demetrio, giovane non ricambiato dalla bella Ermia, tuttavia deciso a trovarla, pur essendo ripetutamente disturbato da Elena, invano invaghita di quest'ultimo. Demetrio ed Elena sono esattamente l'uno il riflesso dell'altro, vittime di un amore non ricambiato. Lui drasticamente sincero, lei totalmente ossessionata da lui: il rifiuto sarà l'incipit per un nuovo inseguimento, ancora una volta sulle orme di chi non li desidera.

Spezzano il ritmo vorticoso dell'amaro andamento dell'amore il re e la regina degli Elfi e delle Fate, Titania e Oberon. Eccentrica, fascinosa, sensuale, la magnifica Titania (Marco Maradei), come una diva si invaghirà di un asino, seguita dal suo corteo di fate (Virginia Risso, Giulia Capuzzimato, Daniela Di Salvo), caratterizzate con precisione e ben distinte tra l'attraente, la virtuosa e la sciocca imbranta dall’adorabile tutù pastello.
Oberon (Andrea Palmieri), dal fascino americano, look da riccastro, trench e occhiali alla moda, incaricherà Puck, il folletto ( Davide Fasano) di spremere il succo di viola del pensiero sugli occhi della compagna addormentata. Puck, figura già in scena dal primo ingresso del pubblico, ha l’aspetto adolescenziale, le cuffiette alle orecchie, è il tipico ragazzo appena liceale che si estranea dal mondo che avverte avverso grazie alla musica e traspone i suoi pensieri su un diario. Il pensatore bagnato da un fioco occhio di bue si svelerà la chiave di tutta la vicenda: sarà forse proprio lui a raccontarci il suo sogno di una notte di mezza estate, pur avviando equivoci ed errando nell'utilizzo del liquido versato sugli occhi dei ragazzi con risultati inattesi, da lasciar stupiti gli stessi protagonisti.

Il tono elegantemente dolce di Lisandro nel raccontare la loro vicenda sarà bruscamente interrotto dal padre di Ermia, Egeo (Aldo Sorrentino), in un tempo comico perfetto. E la commedia si avvia alla scena conclusiva.
Per allietare le nozze, Teseo (con lo charme che lo contraddistingue sin dall'inizio) e Ippolita, sceglieranno lo spettacolo proposto dagli artigiani della città: "Piramo e Tisbe". Goffi e imbranati susciteranno l'ilarità della corte. Pubblico contro pubblico, i paganti si troveranno catapultati improvvisamente sulla scena insieme agli altri. Il tutto sarà dominato dal ritmo e dall'ascolto. Zeppa (Domenico Argentieri) interpeterà un leone fifone, dalla criniera poco corposa e renderà perfettamente l'atmosfera di spontanea comicità, seguito da Rocchetto/Piramo (Andrea De Luca) e Zufolo/Tisbe (Federico Fiordigigli), entrambi caratteristi ben definiti, puliti e amabili nel loro modo di essere. Dallo stile "figlio dei fiori" Beccuccio (Francesco D'ippolito), interpreterà un muro nella sua estrema importanza in una rappresentazione priva di scenografia, sottolineando l'idea che ogni ruolo a teatro ha pari dignità e valore. Ultima, ma non meno importante, la luna, interpretata da Agonia (Mariaenrica Recchia), annoiata, snella ed elegante nelle linee ma pesante nell'animo, accentuerà ancora di più la comica atmosfera in un climax ascendente a corte. 

Puck ha sognato abbastanza da impugnare ancora una volta la penna e indossare nuovamente le cuffie: si è risvegliato e può tornare al suo muretto, nel suo angolino, a riflettere e annotare le nuove conclusioni.
Il disegno delle luci delimita gli ambienti e gli spazi, lasciando libera immaginazione allo spettatore. Ogni scenografia sarebbe stata superflua al Sala Uno Teatro. Scalzi sul legno rivivono gli anni di Shakespeare avvolti nei costumi stravaganti dei giorni nostri.

Visto il 19-01-2017
al Sala Uno di Roma (RM)