Sogno di una notte di mezza estate, per la regia di Riccardo Cavallo. Il regista, che ha affidato la traduzione della commedia a Simonetta Traversetti, trova nel richiamo alla malinconia, che accompagna tutta la vicenda, il filo rosso che lega tutta la rappresentazione.
L’opera si presenta come un componimento lirico a tema nuziale, si apre con l’annuncio delle nozze tra Teseo, duca d’Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni, da lui sconfitta e suo bottino di guerra, e si conclude con la consacrazione delle nozze delle tre giovani coppie: Teseo Ippolita, Lisandro Ermia, Demetrio Elena.
Mito, fiaba e quotidianità si intersecano nel corso della storia senza soluzione di continuità e questo porta a riconoscere, all’interno dell’opera, suggestioni che vanno da fonti classiche al patrimonio folkloristico tipico dell’Inghilterra, sempre originalmente e genialmente contaminati e ricreati dalla fervida fantasia del drammaturgo inglese William Shakespeare.
Illusione, dimensione onirica e follia rappresentano l’idea stessa di creazione rendendo questa commedia un magistrale esempio di dramma nel dramma. Il testo procede con l’intensità che lo ha consacrato fra i classici del teatro ma in scena gli attori non riescono a dare profondità ai loro ruoli. I giovani amanti, Egeo il padre di Ermia, il re Teseo e Ippolita recitano in modo tedioso le splendide parole di apertura dell’opera, rendendo l’inizio dello spettacolo ampolloso e statico.
Finalmente la comparsa degli artigiani, colti nella preparazione di uno spettacolo per le nozze del re, che delle varie situazioni presentate in quest’opera è quella più realistica e credibile nonché la più “comica”, da un po’ di vivacità e ritmo alla rappresentazione. Un fitto bosco di equivoci e malintesi, un re e una regina litigiosi, folletti dispettosi e creature magiche fanno da sfondo alle vicende dei mortali in pena per amore. Sogno di una notte di mezza estate è articolato su tre piani differenti, tre regni coabitano la stessa scena, ognuno dei quali è regolato da linguaggi e dinamiche specifiche.
Il notturno, le visioni, il sovrapporsi di atmosfere che precedono il sonno e la veglia, l’inquietudine, sono caratteristiche che attraversano l’opera e lo spettacolo e che permettono di fare un vero salto nel fantastico da un lato e un’incursione nelle ambigue immagini della mente umana dall’altro. I ruoli femminili recitano con un’intonazione monotona assumendo, alle volte, più la macchietta del ruolo che non la sontuosità del personaggio a loro assegnato.
Le scenografie aiutano lo smarrimento dello spettatore nel bosco incantato, i giochi di luce più suggestivi sono quelli legati alle entrate e alle uscite di Oberon e Titania. Non risulta troppo comprensibile l’utilizzo, nella parte finale, di frasi del La Tempesta e del Macbeth a nostro avviso non c’era bisogno di aggiungere altro alla frase finale del folletto Puck perfettamente in armonia con tutta la poetica del testo: “Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno”.