Prosa
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA

Nel nome del padre

Nel nome del padre

Sogno di una notte di mezza sbornia di Eduardo De Filippo rappresenta pienamente l’essenza del teatro italiano, vero e coinvolgente: una commedia che appassiona il pubblico in un miscuglio di sentimenti ed emozioni e lo rende partecipe di quanto accade sul palcoscenico tra risate e commozione. Luca De Filippo, figlio di Eduardo, riesce a creare, insieme all’intero cast, sul palco una specie di miracolo di equilibrio fra il comico e il tragico. Egli interpreta infatti il personaggio principale, Pasquale Grifone, un povero facchino di 52 anni, nella Napoli di una volta fatta di tradizioni, superstizioni e credenze popolari. Abituale bevitore di vino, vede in sogno il sommo poeta Dante Alighieri che, grato perché il suo busto è esposto con tutti gli onori in casa Grifone, gli rivela quattro numeri: se giocati al lotto, avrebbero significato per lui una vincita milionaria, ma anche la data e l’ora precisa della sua morte. Quaterna secca! Una svolta per l’intera famiglia che da subito si adegua alla vita da ricchi, tanto desiderata, nel lusso e nello sfarzo di casa rinnovata, con tanto di servitù. Una gioia per tutti tranne per Pasquale che non vede altro che l’incessante scorrere del tempo, fino ad arrivare al fatidico giorno in cui è stata annunciata la sua dipartita, con i familiari vestiti a lutto. Fino alla sorpresa finale che lascia gli spettatori sospesi.

Magnifica la presenza sul palco degli attori tutti (in primis Carolina Rosi nel ruolo della moglie del protagonista) che con fluente comicità trasmettono  il sottile umorismo nero voluto dall’autore che ben si contestualizza negli stili di vita del nuovo millennio e offre spunti di riflessione, toccando la sensibilità di tutti e, tra una risata e l’altra, lasciando un po’ d’amaro in bocca.
Degno del suo nome, Luca De Filippo si fa carico della pesante eredità lasciatagli e rende omaggio al padre con un’interpretazione intensa del “morto che cammina in casa” in mezzo alla sua “schifezza di famiglia”. Un canovaccio della farsa e del grottesco, che si fa emblema della vera commedia teatrale italiana. Infatti la regia di Armando Pugliese è perfetta nel dare al testo il taglio della farsa: basta soltanto vedere il modo di entrare in scena dei personaggi, che camminano intorno al palco prima di accedere dalla porta sul fondo. Contribuiscono al successo la scenografia e i costumi che ben descrivono la trasformazione da poveri ma dignitosi in cafoni, anche con l'ausilio delle giuste luci e delle musiche di Nicola Piovani.

Il teatro Feronia di San Severino ha ottenuto un “tutto esaurito” da record e alla compagnia, dopo interminabili applausi, il direttore artistico Francesco Rapaccioni ha regalato libri Garzanti.

Continua il progetto, patrocinato dall'Ordine dei Giornalisti delle Marche, con cui gli studenti abbonati recensiscono gli spettacoli del Feronia.

Visto il
al Auditorium Santa Chiara di Trento (TN)