Musical e varietà
SOLA ME NE VO

Recanati (MC), teatro Persian…

Recanati (MC), teatro Persian…
Recanati (MC), teatro Persiani, “Sola me ne vo” di Cerami, Cassini, Melato, Solari RACCONTARSI IN SCENA Confessarsi in scena è un richiamo irresistibile per attori e attrici; la vita è come uno spettacolo teatrale che si può raccontare in molti modi diversi. Così si legge nel programma di sala e “Sola me ne vo” è il racconto della vita di Mariangela Melato, una Melato nuova, scapigliata, dal fisico asciutto, piena di energia, fra ricordi e invenzioni nel boccascena del teatro illuminato dalle lampadine come gli specchi dei camerini. Una Melato che rievoca i personaggi e le avventure della vita e dello spettacolo, cinema e teatro. Smoking e pantacalza nera, bombetta di lustrini e bastone, maglione rosso e felpa grigia, cappellino colorato o calzettoni rossi di lana: una Melato a distanza dai consueti ruoli tragici (un filmato la mostra nella Fedra di Racine). Non si sa quanto sia realtà e quanto invenzione di quello che si racconta, ma poco importa: il pubblico si commuove con lei in un momento di intimità, prima di scoprire che sta recitando un frammento del Tram che si chiama desiderio (ma il fatto non è rilevante, le parole del teatro sono universali e personali al tempo stesso). Mariangela si rivede bambina, figlia di un vigile urbano da lei definito trozkista per la severità e di una sarta che lavora in casa e che le confezionerà, per la prima “cena della prima”, una pelliccetta di astrakan finto con l'anima rigida di cartone (su cui ha incollato col vinavil del velluto nero). Figlia unica, sola ed un po' originale, ribelle e con tanta voglia di essere al centro dell'attenzione, che si è scontrata con i genitori ma ha fatto una carriera irripetibile nel mondo dello spettacolo, iniziando come vetrinista alla Rinascente. In quella Milano di cui si rievocano odori e nebbie. Comincia con Dario Fo e quel ruolo di “prima puttana” che tanto imbarazzo deve avere causato ai genitori, proseguendo con Luchino Visconti e la Monaca di Monza, una suora sì ma poco castigata nei costumi ed i tanti ruoli da prostituta, chissà perchè? Ovviamente, nella vita privata, gli uomini hanno un ruolo centrale, però pochi, per molti motivi. Ma esiste l'uomo ideale, si chiede e chiede alle signore in sala? Per quel che la riguarda, la scelta di restare single e della solitudine è una scelta forse “forzata”: “nessuno mi ha mai chiesto di sposarlo”. La scelta di rimanere sola è apprezzabile.. quando la scelta è tua!! Però nessun rimpianto. Accompagnata al pianoforte dal vivo da Lorenzo Capelli ma con un'orchestra registrata che si vede in filmati bianco e nero, sei boys la rivoltano come un pedalino facendole fare mille evoluzioni. E Mariangela non si sottrae, sta al gioco fino in fondo, e fino in fondo gioca con se stessa in una specie di gioco della verità (o per lo meno viene presentato come tale). Si asciuga il sudore con asciugamani rossi, mastica una pasticca per la tosse. Balla e canta passando dal tip tap al tango al rock and roll. Imita Wanda Osiris indossando un vestito che scende dall'alto e che ha la gonna con le lucine, canta canzonette d'epoca ma anche Brecht-Weill (Moritat dall'Opera da tre soldi), riarrangia Gaber e la sua ballata del comunista, passa per Vasco Rossi e la sua vita spericolata mixando con “Straziami ma di baci saziami”. Racconta-ricorda-canta-balla, instaura un profondo feeling con il pubblico, a cui si rivolge direttamente e che è bel lieto di interagire e partecipare. Scade nel banale descrivendosi a casa in poltrona nel giorno di riposo, quella poltrona rossa di pelle che compare nei momenti più “riservati”. Lo spettacolo, abilmente cucito addosso alla Melato, mette tutti d'accordo ed è una perfetta operazione commerciale. La scena è semplice e lineare, due specchi ovali moltiplicano la platea oppure riflettono immagini. Particolarmente azzeccati i costumi di Francesca Schiavon; efficaci le coreografie di Luca Tommassini. Il refrein che ritorna più volte è “Sola me ne vo per la città, passo tra la folla che non sa, che non vede il mio dolore, cercando te, sognando te, che più non ho”. Sipario. Su una e su tutte le solitudini. Teatro tutto esaurito, pubblico partecipe e plaudente, soddisfattissimo. Visto a Recanati (MC), teatro Persiani, il 30 novembre 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
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