Prosa
SONJA

C’era una volta una persona, …

C’era una volta una persona, …
C’era una volta una persona, e adesso non c’è più. E’ rimasto solo il suo nome. Sonja. Presentato con successo in numerosi festival internazionali, dal Festival Santiago a Mil in Cile al Kusten Festival des Arts di Bruxelles, dall’Holland Festival di Amsterdam fino al Festival d’Avignon, passando per il VIE Scena Contemporanea di Modena, Sonja, della compagnia lettone New Riga Theatre, è tratto dal racconto della scrittrice russa Tatiana Tolstaja. In una cornice povera e dignitosa, due attori, due uomini, due ladri, col volto coperto, penetrano nell’umile dimora di una sventurata signora: Sonja. I due ladri si aggirano furtivi frugando, irrispettosamente, tra cassetti, foto e ricordi della povera Sonja. Dalla realtà alla finzione il passo è breve e così, come approdati su un universo parallelo, i due ladri si trasformano. Uno veste i panni di Sonya, la stupida ed ingenua Sonja, sola, derisa, sgraziata, vittima di un gioco crudele, architettato dai vicini senza scrupoli che la ingannano, lasciandole credere che Nikolaj spasimi per lei. Le scrivono lettere d’amore infuocate trascinandola in uno squallido gioco senza fine. A tessere le fila di questi ricordi, l’altro uomo, attraverso le pagine geniali e malinconiche della scrittrice russa. Siamo nella Leningrado del ’30, sono gli anni della guerra e Sonja cade nella spietata e banale trappola dei suoi carnefici, innamorandosi “a tal punto che prova solo a farla smettere”. "Sonja" è la miniatura di un dipinto impressionistico di una donna sola a cui il destino ha giocato un duro colpo. La figura creata dalla Tolstaja riunisce in se grandi contrasti: un’immagine esteriore del tutto insignificante e un animo terribilmente sensibile, una vita dura e una personalità fragile. Un racconto poetico e malinconico in cui il regista, Alvis Hermanis, tra i più interessanti della scena internazionale contemporanea, ha cercato di ricostruire la figura della protagonista, attraverso i gesti e le movenze di un interprete maschile. Non ha trasformato l’attore in una donna piuttosto ne ha evocati l’animo e la personalità. Del resto “L’anima non è legata al sesso” come afferma lo stesso regista. Narrazione geniale e delicata, buona performance degli attori, ottima prova di regia per uno spettacolo che, tuttavia, sul finale appare un po’ troppo prolisso.
Visto il 10-02-2010
al Della Tosse di Genova (GE)