Due uomini con una calza da donna sul volto irrompono nella calma surreale della casa di Sonja, nella Leningrado degli anni trenta. La dimora di una donna semplice, sola, derisa, che sfoga la propria frustrazione riempiendo di oggetti e ricordi ogni angolo a disposizione. Felice, a suo modo, volutamente inconsapevole di ciò le accade attorno, capace di infiammarsi per una storia d’amore immaginaria, scaturita da uno scherzo feroce. Qualcuno le ha infatti inviato alcune lettere, spacciandosi per un uomo innamorato, dandole falsi sogni, false speranze.
I due ladri girano con arroganza nella casa della sventurata. Esaminano ogni pezzo di vita, si intrufolano da estranei nella vicenda e ne diventano protagonisti. Uno dei due veste i panni di Sonja e indossa una parrucca con bigodini, l’altro legge brani del romanzo di Tatjana Tolstaja dal quale è tratto lo spettacolo. E da quel momento tutto è diverso. Il realismo è totale, drammatico.
La genialità del regista lettone Alvis Hermanis sta infatti nell’avvicinarsi a un testo complesso con leggerezza e piglio creativo, scardinando i canoni tipici del romanzo e dell’adattamento teatrale.
Parole, intreccio, periodi, diventano accessori di una visione, iperrealista e malinconica, che racconta attraverso gli oggetti, i profumi, i colori la vita di Sonja.
Il rumore delle dita nel vasetto di marmellata, il mobile con la tovaglia ricamata e il vaso di fiori, il volto che affonda nella torta al cioccolato, il letto d’ottone. Una macchina da cucire, vecchie bambole di pezza, pentole, provviste, cuscini. Un album di fotografie, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
I due attori che si muovono sulla scena rubano frammenti di vita, si calano nell’illusione della donna fino ad esserne completamente partecipi.
Assolutamente perfetti gli interpreti Gundars Abolins e Jevgenijs Isajevs, crudeli e romantici, capaci di trasmettere emozioni con gli sguardi, i salti di voce, i cambi di ritmo, usando un codice espressivo che supera le differenza linguistiche.
Un nuovo teatro, ricco di idee e soluzioni registiche, che trae dalle ombre del passato la propria capacità di emozionare e commuovere.
Roma, Teatro India, 15 novembre 2008
Visto il
al
Kismet
di Bari
(BA)