Prosa
SORELLE MATERASSI

Le sorelle Materassi e il prezzo dell'amore feticcio

Sorelle Materassi
Sorelle Materassi

La regia di Gleijeses e la grande maestria di Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Pratihanno il pregio di portarli oltre all'ironia dell'irrisione borghese, avvicinando molto i protagonisti al nostro tempo.

L'idolo delle sorelle Teresa e Carolina Materassi è Remo, nipote orfano preso in casa e cresciuto circondato dall'affetto enfatico e esagerato delle due zie nubili e caste. Di questo amore impetuoso Remo approfitta per vivere in maniera esageratamente brillante e molto dispendiosa, troppo per le entrate delle zie, ricamatrici richieste dall'alta borghesia, eccellenti al punto di aver fornito merletti perfino al papa. In casa c'è anche la terza sorella Materassi, Giselda, ma costei non subisce il fascino della stretta parentela di Remo, né l'attrazione della sua bellezza; forse perché dopo il fallito matrimonio, crede di conoscere gli uomini, tutti gli uomini, e il loro segreto proposito di eterno gaudio e ne rifugge ogni attrazione, platonica o no, familiare o meno.

La felicità di Remo, un surrogato del non compiuto

Pur messe sull'avviso da Giselda delle spese insostenibili di Remo, le sorelle Teresa e Carolina, supportate anche dall'adorante domestica Niobe, non riescono a negare nulla al nipote, al punto da firmare la cambiale che porterà all'ipoteca delle proprietà, inizio della rovina economica dell'agiata famiglia Materassi. Ma le due zie del cuore non hanno alcun rimpianto, alcun rammarico: loro hanno vissuto e vivono la felicità esuberante di Remo.



In un transfert psicologico zia Te e zia Ca pagano per il succedaneo delle esperienze mai avute: l'amore carnale, il desiderio e l'essere desiderate, l'amore di un figlio e tutti gli affanni del farne un uomo, l'enorme dispiacere del vederlo innamorato di un'altra donna, il matrimonio e l'abbandono. E pagano, pagano per viverne una piccola esperienza. Veder sposare il proprio quasi figlio è pur sempre una gioia che non ha prezzo e anche se va a vivere in America, restano le foto della felicità, restano i sorrisi di un ragazzo che è felice grazie al loro sacrificio. Restano le foto, restano le prove di una felicità quasi in comune.

Ugo Chiti e Geppy Gleijeses: in scena il meglio del romanzo di Palazzeschi

L'adattamento dello scrittore toscano sfoltisce molto il romanzo -non si può fare altrimenti- e seppure il narrato è predominante rispetto al visto in scena; la regia di Gleijeses e la grande maestria di Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati non appesantiscono la rappresentazione. Ugo Chiti riesce a mantenere tutte le sfaccettature psicologiche dei personaggi con il pregio di portarli oltre all'ironia dell'irrisione borghese, avvicinando molto i protagonisti al nostro tempo.



Un tempo molto reale per il consumismo egoista delle nuove generazioni, per la scelta educativa discutibile, per il logoramento delle risorse economiche, per la decrescita assolutamente infelice. Scelta a cui sono costrette le ricercate ricamatrici: dopo le stole papali si apprestano a ricamare mutande di villici e popolani, per continuare a vivere, e non solo di ricordi.

Un cast affiatato per una pièce applauditissima

Accanto alla citata maestria delle protagoniste, eccellenti interpreti sono anche Gabriele Anagni, applaudito Remo; Sandra Garuglieri, simpatica Niobe; lo spassoso Palle Gianluca Mandarini, e Roberta Lucca come sposa americana Peggy.
Scene essenziali ma ad effetto di Roberto Crea e luci molto personalizzate di Luigi Ascione.

Visto il 20-01-2019
al Pirandello di Agrigento (AG)