SPARA TROVA IL TESORO E RIPETI LA MADRE PARADISO RITROVATO

Per l'Italia l'omoerotismo è il tallone d'Achille

Per l'Italia l'omoerotismo è il tallone d'Achille

Paradiso ritrovato è la 17ma pièce, presentata come epilogo delle 16 che la precedono, delle quali è coronamento e, anche, un (apparente) superamento.
In una città non identificata, la guerra è finita. Matt, dopo aver patito la fame, vive ora in un appartamento di lusso, e sta con Adam, un ragazzo giovane e continuamente arrapato. La pièce si apre con Tom, una sua vecchia fiamma di quando la guerra era appena cominciata, che gli chiede di baciarlo. Dai loro discorsi capiamo che Tom è morto, venti anni prima, dopo tre settimane di agonia, in seguito all'esplosione di una mina. La sua presenza sembra però concreta e reale (ti sembro un fantasma?) e non costituisce un problema per Matt. Tra i due avviene un confronto prima di tutto personale. Tom riconosce di non avere mai ammesso, in vita, quanto amava Matt; Matt ricorda il senso di colpa per essergli sopravvissuto. Considerazioni che acquistano presto un significato politico, con Adam Matt si sente libero, mentre Tom gli diceva sempre cosa fare e cosa pensare.... L'entusiasmo di Matt per la guerra finita non contagia Tom che gli ricorda come stia ricominciando altrove, guardando un notiziario in tv. Matt, convinto della sua necessità, usa la retorica sulla democrazia importata (imposta) per persuadere Tom che il mondo è migliorato negli ultimi venti anni.
La pièce, mostrando il futuro prossimo non lascia adito ad alcuna speranza: il conflitto si sarà spostato altrove ma le dinamiche di potere sono sempre le stesse e la guerra è ancora una questione di economia e di affari. Ancora, quel che c'era di eversivo nell'omosessualità, sembra dirci Ravenhill, è rientrato nei ranghi borghesi.
Arcuri compie su Paradiso ritrovato forse l'intervento di rimaneggiamento più rilevante tra le pièce che abbiamo avuto modo di vedere sinora.
Tralasciando la differenza d'età tra i personaggi pensati da Ravenhill, che hanno entrambi cinquanta anni, e gli attori che Arcuri chiama a interpretarli, molto più giovani, colpisce subito la differenza di atmosfera che si respira nella messinscena italiana.
Il tono della pièce originale, nonostante la presenza di un morto, non è surreale. Tom ha tutte le caratteristiche di un vivo: quando sente i fuochi d'artificio teme nuovi bombardamenti e se la fa addosso, tanto che Matt lo invita a farsi una doccia e cambiarsi d'abito. La pièce è caratterizzata proprio dalla carnalità dell'essere umano. Quando Adam compare in scena, per il caldo si denuda, versandosi della birra ghiacciata addosso: sesso e morte.
Arcuri invece insiste sul lato surreale di Tom in quanto personaggio morto, facendogli indossare un costume da scheletro, di quelli disegnati su tessuto nero, innescando, così, una comicità che travalica la morte e investe, almeno agli inizi, anche l'omoerotismo. Quando Tom chiede a Matt di baciarlo il pubblico italiano ride non solo per l'assurdità della situazione (un tizio vestito da scheletro, del quale ignoriamo ancora lo status di morto) ride anche della richiesta di un bacio tra due uomini. Quel che in Ravenhill viene presentato come un dato di fatto che non costituisce di per sé né un valore né un disvalore, nella messinscena dell'Accademia scivola sensibilmente nella farsa. Uno slittamento semantico notevole che va a pescare in un'italica sottile omodiffidenza, perdonateci il neologismo, se non in una vera e propria omofobia.
Sarà anche che Pieraldo Girotto interpreta Tom con una leggera affettazione poco virile e che Michele Andrei contribuisce alla costruzione del personaggio di Matt con l'imbarazzo per il bacio di un uomo, laddove il testo originale richiede semmai l'imbarazzo per il bacio di un morto, ma l'esordio italiano della pièce presenta l'omosessualità non come una opzione possibile e "normale" ma come elemento strano di una coppia di personaggi strani.
Se Tom è vestito da scheletro (laddove Ravenhill lo fa vestire con abiti insanguinati) Matt indossa una vestaglia da camera, sui pantaloni di un pigiama, che lascia vedere il petto e il ventre pelosissimi dell'attore , ben diversamente da Ravenhill che lo immagina vestito con abiti costosi di moda casual.
Anche il bacio, che nel testo originale viene dato davvero, diventa qui una pantomima di labbra mosse a bocca di pesce, senza bacio alcuno visto che i due personaggi rimangono seduti ben distanti sui due lati del divano.
Arcuri taglia il personaggio di Adam, il giovane e bellissimo compagno di Matt, la cui esistenza è attestata solo da una fotografia. Rinuncia così a evidenziare i guasti della società consumistica che Ravenhil mostra senza tante metafore anche nei rapporti omoeaffettivi: Adam ha tutti i gadget tecnologici in circolazione, usa il sesso come arma di potere e si fa in pratica mantenere da Matt (che, ricordiamo, è un cinquantenne e non il trentenne della versione italiana).
Evidentemente Arcuri preferisce concentrarsi sulla critica alla guerra e alla sua retorica. Una retorica che Ravenhill mostra ben viva e salda anche nel futuro (visto che Paradiso ritrovato si pone 20 anni dopo le pièce che la precedono) dando al pubblico un senso di angoscia per "mancata speranza". Una mancata speranza che nel testo originale investe anche la sfera privata mostrando l'imborghesimento delle coppie gay che, pure, un tempo, sembravano costituire uno stile di vita alternativo per cui il loro privato diventa decisamente politico. Invece la relazione di Matt e Tom nella drammaturgia di Arcuri rimane squisitamente privata, in un percorso più consono al nostro Paese.
Nel finale originale le luci si spengono su Matt che cena con Adam, fresco di doccia, dopo che Tom se ne è andato via per sempre.
Nella versione dell'Accademia degli Artefatti Adam non c'è e le luci si spengono quando Matt dice a Tom, sul punto di accomiatarsi, quanto gli stiano bene gli abiti che gli ha prestato dopo la doccia.
Una chiusa più elegiaca, e in solitudine, che magari farà contenti i talebani del cattolicesimo vaticano che vogliono i gay soli e senza amore (sappiamo che Adam esiste ma è assente) ma che ha sicuramente l'effetto di commuovere un pubblico nel cui immaginario collettivo i gay sono ancora Platinette e Malgioglio e non persone normalmente borghesi come avviene nel resto d'Europa.
Per cui il percorso drammaturgico di questa strana coppia acquista alla fine tutta la dignità umana che Ravenhill dà per scontata sin dall'inizio. Una dignità che resta nel privato delle loro vite il cui riconoscimento è lungi dall'essere davvero compiuto nella società italiana fin quando non sarà davvero percepita come un fatto normale al quale non prestare più nemmeno tanta attenzione. Solo allora acquisterà un significato politico come effettivamente ha nella cultura e nell'immaginario collettivo in cui il testo è stato concepito.
Così sebbene il provincialismo nostrano su alcuni temi sembra non risparmiare davvero nessuno di questo non possiamo farne una colpa all'Accademia degli Artefatti che, obtorto collo, sembra adeguarsi agli standard del pubblico italiano.

 

 

Visto il 08-12-2010
al TeatroInScatola di Roma (RM)