E' un titolo decisamente sarcastico eppure squisitmente appropriato, quello che Oscar De Summa ha dato a questo suo monologo portato in giro per l'Italia con grande fortuna ed ora chiamato ad aprire il festival Theatre in Action. Perché Stasera sono in vena è il racconto dolce/amaro della gioventù dell'attore ed autore brindisino, in parte autobiografico, in parte raccolto da consimili esperienze. Un viaggio a ritroso in quegli Anni Ottanta dove un gruppetto di giovanissimi amici passa senza accorgersi dagli “innocenti” spinelli di marijuana –generosamente spacciata dal mitico Tanino in un'officina gremita di rottami di motorini e biciclette– al quell'inferno in terra che è la schiavitù dalle droghe pesanti. Vortice implacabile nel quale sono molti a lasciarci la pelle; e dal quale De Summa è uscito grazie al recupero in comunità prima, e alla forte dedizione al teatro poi.
Un racconto tragico, giocato sul filo dell'ironia
«Con “Stasera sono in vena” ho cercato sempre di raccontarmi in modo onesto, senza nascondere gli sbagli di un adolescente irresponsabile» ci ha detto prima di salire sul palcoscenico «perché se si cade nel mondo della droga, vuol dire che che si vive un disagio interiore, non riconosciuto né raccolto dagli altri». Eccolo dunque su una piccola pedana, poggiato su un amplificatore, davanti ad un microfono usato in modo colorito; forte e proteiforme interprete pronto a restituire un racconto a più voci e più lingue, fra cui spicca il fiorito dialetto della nativa Erchie. De Summa alterna con un background di mitiche canzoni - Iggy Pop, David Bowie, Leonard Cohen - un racconto che parte da certi giorni afosi d'estate, tra molli ozi casalinghi e le partite di pallone sulle spiagge bruciate dal sole; lunghi pomeriggi dove un po' per noia un po' per curiosità, il giovane Oscar ed i suoi amici passano senza accorgersi dalle spensierate rollate di canna alle micidiali assunzioni di eroina. Complice la Sacra Corona Unita che, occupato il mercato dello spaccio, decide che con quest'ultima si guadagna assai di più, e fa sparire d'un tratto ogni traccia di marijuana e dei suoi spacciatori. Gente un po' naïf, capace di venderti l'erba mentre in casa recita il rosario serale."Ho passato una stagione all'inferno, ma sono ancora vivo"
Sono ammirevoli non solo la forza, ma anche la leggerezza, la sincerità e l'ironia umorale con le quali l'artista brindisino - rasentando anche il tema delle sottili ma perniciose fragilità ed inquietudini adolescenziali - espone il dramma della droga, sempre attuale in un mondo oggi dominato da sempre nuove sostanze di sintesi. E lo fa tramite un testo trascinante e molto coinvolgente, efficacemente scandito da songs interpretate con intensa energia. Spettacolo in grado di divertire, e molto, ma pure di far meditare lo spettatore. E che nella memoria resta alla fine impresso non come reso da un solo, unico attore, bensì straordinariamente corale.