Stefano Bicocchi, in arte Vito, è Ermanno, meccanico dal marcato accento bolognese e politicamente orientato a sinistra. Nel paese immaginario di Favazza, minuscola realtà emiliana, si apre una guerra all’ultimo voto. Le elezioni sono alle porte e la situazione si fa sempre più scottante, soprattutto quando alcuni “compagni” di Stella Rossa, soprannome di Ermanno, trovano difficoltà a rientrare dall’Africa (luogo in cui sarebbero andati a costruire una rotonda stradale). Ogni singolo voto diventa così decisivo, anche quello del padre Otello, vecchietto costretto a sedere su una sedia a rotelle, ma molto lucido e brillante quando si tratta di commentare le donne e la patria. La sorella di Stella Rossa, Erminia (Maria Pia Timo) è esattamente l’immagine opposta del fratello: fornaia innamorata di Silvio, conosciuto decenni prima su una nave da crociera, devota alla causa di Forza Italia e perseguitata dalle innumerevoli proposte indecenti di Pilone, personaggio divertente, buffo e, dettaglio da non trascurare, molto ricco. La piazza di Favazza diventa il campo di battaglia su cui i fratelli cercano, con diversi imbrogli e strategie, di convincere il padre a votare come loro. Ben presto entrano in scena anche altri personaggi bizzarri: Laerte Rinaldi, lo spazzino perennemente ubriaco, il maresciallo La Neve, la badante ucraina Mascia, tutti interpretati dai due bravissimi attori camaleontici. Il gran finale è il risultato di una serie di equivoci e di intrecci comici i quali riescono egregiamente a descrivere la realtà che l’Italia sta vivendo negli ultimi due anni.
“Stella Rossa” , diretto da Francesco Freyrie e Daniele Sala, è uno spettacolo spassoso e coinvolgente per la genuinità della storia rappresentata e per i dialoghi mai troppo volgari o pesanti. La semplicità e l’autoironia sono le caratteristiche che l’accompagnano dall’inizio alla fine. L’aria che si respira è quella tipica del piccolo borgo di periferia italiano, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la simpatia e l’umiltà tipica dei suoi abitanti, con la passione e l’accanimento per la politica che tutti ci accomuna. Sorprende la capacità di trasformazione di Vito e la sua carica quando calca il palcoscenico. Lo stesso si può dire di Maria Pia Timo, munita di gran talento e già apprezzata in altre occasioni, in particolare in televisione (“Bulldozer” su Raidue) e a teatro (“Wanda la carrellista. Ciao Patachini” e “Il Grande Caldo”).
Molto bella la scenografia, curata da Leonardo Scarpa, la quale ricrea il paesaggio tipico emiliano-romagnolo, con le sue case antiche, i negozi di una volta, le strade strette e irregolari, la fontanella nella piazzetta centrale.
Adatto a tutti, in particolare ai nostalgici delle baruffe alla “Peppino e Don Camillo” e a chi vuol ridere della situazione politica, nonché tragicomica, dell’Italia di oggi, magari brindando, con un buon bicchiere di vino Sangiovese, alla dignità e alla simpatia che tanto ci rende fieri.
Mirandola (MO), Teatro Nuovo, 6 febbraio 2008
Visto il
al
Corso
di Rimini
(RN)