Danza
STIRRED FROM A DREAM

AGITATI DA UN SOGNO

AGITATI DA UN SOGNO

Nell'anno in cui ricorre il quarto centenario della morte di padre Matteo Ricci, il gesuita maceratese vissuto per decenni a Pechino, il Lauro Rossi inaugura la stagione teatrale con il Beijing dance theater e “Stirred from a dream”, tratto dall'opera Kunqu “Peony pavillon”, rappresentato per la prima volta nel 1598, nel periodo in cui Matteo Ricci era in Cina. Lineare il plot: la protagonista Du Liniang, si innamora di un uomo, lo studioso Liu Mengmei, e sogna di incontrarlo; al risveglio, trovandosi sola, si strugge d'amore al punto da morirne. Incontra il Signore degli Inferi, quando Mengmei riesce a riportarla in vita ma Liniang scopre di essere ancora sola. Insomma un racconto di amore e solitudine, di vita e di morte che incarna le paure ed i desideri, che dà corpo alle speranze e, soprattutto, alle illusioni.

Lo spettacolo si apre con ballerini a torso nudo e gonne lunghe come nuvole nel cielo, un ensemble a suggerire momenti lieti, di attesa, di speranza (illusoria). All'ingresso di Du Liniang sullo schermo sbocciano peonie rosse, mentre l'arrivo di Liu Mengmei è accompagnato da rami fioriti. Il pas de deux è intenso e di forte impatto, sul telo di fondo passano nuvole sottili come presenze ectoplasmatiche; poi Liu, indifferente, se ne va e lascia Du sola. Du si sveglia, si guarda intorno: è sola, si dispera, nonostante i fiori continuino a sbocciare. Siamo negli Inferi, la musica cambia, ora è elettronica; Du prova a leggere un rotolo, ma è privo di scritta e le viene avvolto intorno, stretto stretto in spirali; Du si ritrova al cospetto del Signore degli Inferi con un profilo di scheletro che galleggia sul fondo scena. Du è impaurita, piange, supplica, si aggrappa al Signore degli Inferi che però le volta le spalle.

Molto forte il momento in cui Liu cerca di richiamare in vita Du, come il passo a due che ne segue. Liu la ritrova, ma non è più come prima; Du se ne va, diviene ombre dondolanti nella mente di lui: quell'unità e quell'armonia sono perdute per sempre. E dire che anche quelle unità ed armonia erano frutto di un sogno: dunque irrealizzabili nella vita concreta? Infatti Du viene spiumata, ridotta a brandelli. Non basta che Du ricominci ad amare: se ne va via da sola, mentre Liu assiste alla deformazione delle parole sullo schermo. Resta una grande, incolmabile, eterna solitudine: nella certezza che eterni sono anche (forse) l'anima e l'amore.

La coreografia di Wang Yuanyuan si basa sui passi della danza moderna occidentale e bene descrive la drammaturgia della storia narrata; le suggestioni cinesi sono riservate ai video di Tan Shaoyuan ed alla musica di Du Wei, oltre al particolarissimo frammento d'opera Kunqu cantato da Zhang Miao. In scena solo sbuffi di stoffa leggerissima come nuvole, lo spazio è sapientemente illuminato da Han Jiang, mentre i bellissimi, evocativi costumi sono di Mark Cheung.

Teatro gremito, pubblico giovane e molti applausi per questa esclusiva regionale.

Visto il
al Lauro Rossi di Macerata (MC)