Davanti a questa fresca messinscena di Francesco Brandi, Francesco Sferrazza Papa, senza scivoloni e impreziosita da una moderna e bellissima scenografia da cinematografo il pubblico è piacevolmente intrattenuto, pensa e si diverte. La recensione dello spettacolo
Diretta dal giovane regista cinematografico Raphael Tobia Vogel e scritta dall'altrettanto giovane Francesco Brandi che si è ritagliato anche un ruolo da interprete, Per strada è la storia dell'incontro di due uomini. Uno si chiama Paul (Sferrazza Papa) ed è l'agiato (e molto viziato) figlio di un ricco imprenditore in odore di matrimonio, l'altro è Jack (Francesco Brandi), uno scapestrato dalla vita difficile deciso -ma non troppo- a farla finita con un colpo di pistola in testa.
L'uno ha tutto o almeno così sembrerebbe: bellezza, denaro, famiglia borghese e un matrimonio da celebrare; l'altro è brutto, povero e con famiglia disastrata al seguito. Entrambi sono i prototipi di una generazione di trentenni incapaci di affrontare i problemi, impegnati a lasciarsi vivere più che a rendersi protagonisti della loro esistenza.
Ragazzi come oggi ce ne sono tanti che stavolta si incontrano per colpa di una ruota bucata, sul ciglio di una strada deserta. Tutto intorno infuria una tormenta di neve come se ne vedono poche e i due finiscono per scegliere di continuare il viaggio insieme. I ritmi sostenuti e incalzanti dei dialoghi e nei gesti, uniti alla continuità della non azione, mettendo in scena un margine di possibili varianti, battute estemporanee e accenni da gag. In ciò che è reale c'è sempre un artificio, una menzogna, un'alterazione d'organi: qui la vicenda si converte in verità nella chiusa, quando a spararsi in testa è il ragazzo che sembrava felice, quello che aveva tutto, compreso un matrimonio appena celebrato.
Davanti a questa fresca messinscena senza scivoloni impreziosita da una moderna e bellissima scenografia da cinematografo il pubblico è piacevolmente intrattenuto, pensa e si diverte. E ride molto ma di un riso amaro ma che non è mai troppo amaro e resta la sensazione di un'esperienza godibile ma che non riesce mai a scalfire fino in fondo, a scendere ad un livello che avrebbe potuto -ma non è stato- maggiore. Un colpo di pistola che sfiora -ma non centra- il bersaglio ma a cui resta il grande merito di esserci andato vicino.