L’associazione Tedacà, per la stagione RomaCittàTeatro, diretta da Orazio Torrisi, presenta “Strani-ieri”, dal 6 all’11 dicembre 2011 al Teatro Vascello di Roma. Uno spettacolo che racconta con ironia il flusso migratorio meridionale in Italia tra gli anni Cinquanta e Settanta, ricostruendo il contesto storico e sociale del periodo. La scena si apre sullo sfondo di un dirupo: siamo a Matera; alcune donne urlano forte il nome dei propri uomini, partiti per Torino in cerca di fortuna. La pièce narra le vicende di un gruppo di immigrati del Sud che hanno lasciato le terre natie per migliorare la propria condizione economica e sociale. Negli occhi di questi uomini e di queste donne possiamo ritrovare gli occhi dei nostri padri, dei nostri nonni, degli stranieri di ieri, e perché no, anche degli stranieri di oggi.
“L’auspicio è che tale rilettura permetta d'interrogarsi sulla situazione contemporanea: forse negli occhi degli immigrati di oggi, che da ogni luogo giungono in Italia, si può ritrovare la medesima volontà di cercare una vita migliore non solo per se stessi ma anche, e sopratutto, per le future generazioni”. Questo intento dello spettacolo, dichiarato da Valentina Veratrini, assistente alla regia, si dimostra pienamente raggiunto. La drammaturgia dell'opera, infatti, rivela fin dal principio l'obiettivo di focalizzarsi sulle speranze, i problemi, i sentimenti e i sacrifici che la scelta di migrare comporta nelle vite dei protagonisti.
Il testo nasce al termine di un percorso dell’associazione Tedacà in cui i migranti meridionali degli anni Cinquanta-Settanta si sono confrontati con la discendente generazione nata e cresciuta a Torino. I ragazzi dell’associazione hanno intervistato i propri nonni e genitori, poi hanno chiesto ad alcuni testimoni di raccontare la propria esperienza in pubblico, attraverso una serie d’incontri chiamati da “Sud a Nord: le storie di ieri”. Una platea di giovani ha così potuto sentire la diretta testimonianza di chi ha vissuto da protagonista i problemi legati a questo processo storico.
Oltre che per il valore documentaristico, però, lo spettacolo si distingue per l’attualità della tematica che affronta: l’immigrazione come fenomeno sociale e antropologico continuo ed eterno, imprescindibile per l’evoluzione culturale. Conoscere il passato serve a comprendere il presente. Le storie degli italiani che sono migrati nel dopoguerra ci permettono di capire da dove deriva la nostra identità nazionale, ma soprattutto può aiutarci a comprendere le motivazioni e lo stato d’animo degli stranieri che oggi, da tutto il mondo, giungono nel nostro paese spinti dalla necessità di un futuro migliore. Fulcro simbolico dello spettacolo, infatti, è l’immigrazione vista come sogno, rincorso portando con sè una valigia gonfia di desideri. Come tutti i sogni, però, che dopo il piacere offrono una dose amara di disillusione, anche il sogno di emigrare, una volta realizzato, rivela la durezza di una realtà ostile: la difficoltà nella ricerca del lavoro e della casa, l’ambientazione, la povertà e il pregiudizio.
Da notare, nella messa in scena di “Strani-ieri”, ideata e diretta da Simone Schinocca, la ricchezza semiologica: costumi e oggetti scenici sono parte di una scenografia dinamica e atta a coadiuvare l’azione dei personaggi. Di grande pregio anche l’interpretazione degli attori, carica di espressività, dove la gestualità, fortemente simbolica, accompagnata dalla musica, spesso soppianta la verbalità rendendosi protagonista indiscussa. Gli attori, come un unico corpo sul palcoscenico, si muovono, parlano, cantano, danzano. Tutto lo spettacolo è all’insegna della coralità, come a volerci dire che la coralità è l’unica forma di narrazione possibile per parlare della memoria di un popolo.
Roma, teatro Vascello, 6 dicembre 2011