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SUGGESTIONI TRA MUSICA, IMMAGINI E PAROLE

Suggestioni

Suggestioni

“Arrestati, illusione!”, è la veemente richiesta di Orazio nell’Amleto shakespeariano allo spettro che si aggira sulle torri di Elsinore, in Danimarca. Illusione come presagio di tristi destini. Servirebbe, forse, il punto interrogativo in chiusura. Anche perché, priva della sua accezione negativa, l‘illusione si presenta come la percezione soggettiva che ciascuno ha, diversa dalla realtà delle cose. Ma non è forse la sollecitazione dell’animo umano che tradizionalmente si cerca di realizzare in teatro?

Ed è quello che si è cercato di fare con “Suggestioni”, un evento pensato come celebrazione dei 25 anni di attività di Trans Edit Group, in realtà un’opera innovativa nel suo intento finale, quella di fornire un stimolo per risvegliare una sana curiosità e rinnovare l’impegno culturale di una città di per sé già intellettualmente vivace come Milano.

In questo incontro tra musica e teatro, nella contaminazione tra diverse dimensioni artistiche, tra le quali anche pittura e fotografia, la staffetta tra il musicista Pedrani e l’intenso Alberghini, autore anche della regia teatrale oltre che interprete, ha avuto come ‘fil rouge’ il tema delle cosiddette “felici inquietudini” spesso presenti nelle nostre vite quotidiane. Tra momenti di poesia contemporanea, improvvisazioni pianistiche e creazioni musicali con richiami orientali (“Japan’s days” e “China is here”, accattivanti senza ostentazione), i famosi soliloqui di Amleto alternati ai commenti musicali per contrabbasso, la performance teatrale ha tenuto alta l’attenzione del pubblico, nonostante l’apparente disordine, in realtà un richiamo alla caducità del mondo e delle cose.

Coraggioso l’intento di dare, attraverso i percorsi musicali-fotografici denominati “Note formali” e “Muri sospesi”, ulteriori spunti di riflessione su temi di estrema attualità: la ‘virtualizzazione’ dell’essere umano, incalzata dalle pubblicità ed espressa anche dalla scelta di immagini di paesaggi metropolitani asettici e spersonalizzati; la presenza di muri, metaforici e non, ritenuti duri e invalicabili, in realtà fragili in quanto distruttibili, radicati ad una terra che è essa stessa sospesa; infine, la necessità di una certa leggerezza – l’allegro motivetto che richiama lo scodinzolare di una cagnetta in “Luna” - a cui ricorrere nei momenti di sconforto e per favorire la demolizione di barriere di lingue e culture di mondi distanti.

Visto il 17-03-2014