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SUL LAGO DORATO

Gianfranco D’Angelo si confronta con la vecchiaia sulle sponde del lago dorato

Sul lago dorato
Sul lago dorato

Gianfranco D’Angelo, Corinne Clery e Fiordaliso sono i protagonisti della versione italiana per il palcoscenico, diretta da Diego Ruiz. I dialoghi tra i personaggi generano profonde riflessioni sulla vecchiaia e il senso della famiglia.

Sul lago dorato è un testo di Ernest Thompson, dal quale nel 1981 è stata tratta una delicata versione cinematografica con protagonisti due celebrità quali Henry Fonda e Katherine Hepburn, entrambi vincitori dell’Oscar per le rispettive interpretazioni.

Gianfranco D’Angelo, Corinne Clery e Fiordaliso sono i protagonisti della versione italiana per il palcoscenico, diretta da Diego Ruiz, che attingendo dai toni sentimentali e agrodolci della commedia descrive – con ritmo appropriato e decisamente soft – la quotidianità di una coppia di anziani coniugi alle prese con i risvolti più o meno amari della vecchiaia.

Generazioni in conflitto

L’umorismo caustico e l’autoironia di Gianfranco D’Angelo rendono Norman Thayer jr, professore in pensione, più umano e meno scorbutico. In occasione del suo ottantesimo compleanno, la figlia Chelsea (un’intensa Fiordaliso, capace di trasferire dal palcoscenico al pubblico stati emotivi contrastanti), con la quale Norman ha sempre avuto un rapporto molto teso, si presenta nella casa di famiglia in riva a un lago, nel New England. Ad accompagnarla ci sono il suo nuovo compagno (Nicola Paduano, a cui sembrano andare un po’ stretti i panni dell’uomo impacciato, ma premuroso, dalla risata ossessivamente stridula) e il figlio quindicenne di lui (Giuseppe Anelli, il quale con proverbiale spontaneità incarna la distanza generazionale tra sé e l’anziano padrone di casa), destinato a trascorrere tutta l’estate sul lago in compagnia dei due anziani ospiti.

Il conflitto generazionale tra padre, figlia e giovane membro acquisito della famiglia è caratterizzato da una componente comunque affettiva, della quale si fa carico Ethel (Corinne Clery, convincente nel mantenere un costante equilibrio tra tenera autorevolezza e spensierata nostalgia del passato).

Una commedia rustica

I dialoghi tra i personaggi, oltre a rivelare i radicati legami d’affetto tra loro, generano profonde riflessioni sulla vecchiaia e il senso della famiglia: un effetto che non passa inosservato, se si considera che, oggi, le generazioni –insieme alla società– evolvono ancora più velocemente dell’epoca in cui è stato scritto il testo.
La scenografia prevalentemente in legno – dai toni tenui e luminosi – contribuisce a mantenere un’atmosfera intima, familiare e “rustica”, che spesso però spezzata da ingressi/uscite dalla scena compiuti come freddi automatismi.

Visto il 20-02-2020
al Erba di Torino (TO)