Lirica
TANCREDI

Tancredi e i pupi siciliani

Tancredi e i pupi siciliani
Torino, teatro Regio, “Tancredi” di Gioachino Rossini TANCREDI E I PUPI SICILIANI Rossini ha composto due versioni di Tancredi, la prima con finale lieto andata in scena per la prima volta a Venezia il 6 febbraio 1813, la seconda con finale tragico andata in scena per la prima volta a Ferrara nel marzo seguente: qui al libretto di Gaetano Rossi, tratto dall'opera di Voltaire, fu sovrapposto il finale di Luigi Lechi. All'epoca fu la versione di Venezia a trionfare, anche se Rossini preferiva quella di Ferrara, che invero sembra già preludere al romanticismo. E su questa è caduta la scelta per le recite di Torino, benchè il regista Yannis Kokkos, autore anche di scene e costumi, ha realizzato entrambi i finali. Sul palco dominante è il vuoto, uno spazio aperto illuminato da una luce bianca riverberante, mediterranea nell'intensità (le luci sono di Guido Levi), uno spazio dove si muovono personaggi e pupi siciliani. Le scene essenziali sono dominate da solitarie architetture dechirichiane annegate nel nero o in buia penombra. Si profilano merlature su colline immaginarie, a suggerire medievali fortificazioni. La Sicilia è evocata con i pupi, marionette che rappresentano l'esercito schierato su una mobile scalea, oppure che raddoppiano i personaggi in scena con effetto molto suggestivo. Particolarmente azzeccato nel momento in cui Amenaide si confronta con Argirio che le ricorda il dovere filiale. La presenza dei pupi è rafforzata dal fatto che coristi e comparse indossano delle maschere facciali che ne irrigidiscono i tratti somatici, rendendoli appunto simili a marionette. Alla base dell'idea registica c'è il mescolare il violento mondo medioevale delle armi con l'innocenza e la purezza dei protagonisti in uno scenario di movimenti lenti, quasi ieratici nelle suggestive coreografie di Marco Berriel che creano una realtà di duelli e carole. Alcune trovate sono raffinate, la lettera all'amato che Amenaide affida ad una ballerina-piccione viaggiatore bianco; la palma stilizzata che si staglia contro il buio fondale per l'arrivo di Tancredi; i cavalli (finti) che sfilano (mossi da tecnici praticamente a vista) da una quinta all'altra, immobili come monumenti antichi e colorati come nel teatro dei burattini. La trama stessa dell'opera non consente particolari invenzioni registiche; Kokkos raggiunge l'eleganza formale mantenendo lo svolgimento dell'esile plot. Altissimo il livello di un cast molto equilibrato. Daniela Barcellona è un ottimo Tancredi, ruolo frequentato da tempo e con sicurezza, probabilmente è lei il miglior Tancredi che oggi si possa ascoltare. La voce è morbida e duttilissima, potente nell'esprimere ogni piega dell'anima, gli acuti svettano sicuri, i gravi sono larghi e seducenti. Indimenticabili l'attacco della cavatina, un “O patria” carico di sentimento che introduce a un impeccabile “Di tanti palpiti”, e il finale sussurrato con il corpo inchiodato da frecce come San Sebastiano. Da aggiungere una prestazione attoriale credibile, ai limiti dell'immedesimazione fisica. Nonostante un'annunciata indisposizione, ottima anche la Amenaide di Patrizia Ciofi per agilità e spessore; magistrale il duetto con la Barcellona nel primo atto “L'aura che intorno spiri”. Antonino Siragusa affronta Argirio con generosità, la voce è luminosa e limpida, ampia e veloce nelle salite verso l'alto, lo squillo sempre potente e controllato. Vicino a loro non sfigura il bravo Simone Del Savio nella parte vocalmente scura, a compensare il tenore, di Orbazzano, tratteggiato con eleganza e misura nell'essere quasi in disparte. Annunziata Vestri e Paola Gardina affrontano bene le parti di complemento, rispettivamente Isaura e Roggiero. Il direttore Kristjan Jarvi guida l'orchestra del Regio con tempi poco equilibrati (ad esempio è parso accelerato il finale del primo atto) ma il suono è piacevole e ben bilanciato. Buona la prestazione del coro del Regio, spesso implotonato in scena e abbigliato con giacche nere senza tempo, come un'umanità dolente e vinta (coro limitato alle sezioni maschili e preparato da Claudio Fenoglio). Teatro gremito, buon successo di pubblico. E Torino, in questo periodo, va ogni anno visitata per le “Luci d'artista”. Visto a Torino, teatro Regio, il 25 novembre 2009 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Regio di Torino (TO)