Danza
TAUEN

Si è inaugurata ieri la rasse…

Si è inaugurata ieri la rasse…
Si è inaugurata ieri la rassegna Eventi al teatro SalaUno che, anche per la stagione 2008-2009, dedicherà un periodo della sua programmazione a spettacoli inerenti a diverse aree performative: spettacoli di prosa (prediligendo testi di drammaturgia contemporanea), spettacoli di danza ma anche di musica dal vivo e di multimedialità, con una tematica che accomuna, a titolo vario, la maggior parte degli spettacoli della rassegna: la donna e il corpo femminile. La rassegna si è aperta con la magnifica coreografia Tauen della compagnia Balletto'90. Tauen (che in tedesco significa "disgelo") è, nelle intenzioni della sua autrice, Annamaria Pasculli, un omaggio a Mozart. Un Mozart rivisto dall'orchestrazione araba di Hughes De Courson, eseguita dall'Orchestra Sinfonica Bulgara, con ulteriori contaminazioni di Teg e N. Dalil curate da Marcello Cotugno. Così come sorprende la naturalezza delle affinità dei temi mozartiani con le sonorità e la timbrica musicale orientale, che si susseguono e compenetrano senza soluzione di continuità, le coreografie di Annamaria Pasculli sorprendono per la loro capacità di armonizzare diversi approcci alla danza in un discorso coreografico organico che spazia dai chiari riferimenti al Tanz-Theater di Pina Bausch per esempio in quelle dinamiche coreografiche che curvano i corpi dei ballerini verso il basso, appesantiti dai lunghi cappotti (sui quali sono ricamate delle radici) a una ricerca più personale il cui coronamento è l'intero corpus di coreografie qui presentate. Partendo dall'erraticità del viandante, che lascia i suoi passi-scia sul pavimento di un palcoscenico (dalla scenografia lineare e ascetica), innevato di bianco, la coreografia si presenta come una flânerie ideale attraverso il corpo dell'uomo e della donna. Il primo quadro vede opposti un uomo (dal cappotto annodato attorno la vita, che lascia scoperto lo scultoreo torso) e una donna che, più che seguirsi o incontrarsi, si incrociano mentre seguono percorsi emotivi analoghi a quelli suggeriti dalla partitura musicale. I loro movimenti colpiscono per alcuni "tic" coreografici che ritornano per tutto lo spettacolo, certi gesti insistiti delle mani che hanno una loro valenza teatrale oltre che coreografica (esprimono di per sé un'emozione prima ancora che questa venga inserita nell'architettura del movimento coreografato) mentre la coreografia si sviluppa in un asse verticale: sopra e sotto, su e giù invece che destra e sinistra, quasi a sottolineare un muoversi nel tempo oltre che nello spazio. Agli a solo dei due ballerini subentrano subito delle figure complesse nelle quali 6 danzatori tre ragazzi e tre ragazze, sono coinvolti in composizioni di gruppo a corta distanza, quasi a contatto fisico, nelle quali danno forma a costruzioni organiche che si fondono in un unico corpo danzante ora sorprendentemente unito e coeso ora mostrando invece al suo interno increspature e dissonanze che traducono in ritmo visivo quell'eco emotiva suggestionata dalla musica. La coreografia è attenta non solo al gruppo d'insieme ma anche a ogni singoli ballerino ognuno dei quali segue una propria (sotto)partitura che lo guida e lo sostiene, delle micro-variazioni della coreografia di gruppo che fa di ognuno di loro pur rimanendo una parte dell'ensemble, un solista. Questo avviene sia per delle variazioni centrifughe che fanno emergere (o rientrare) i singoli ballerini dal (nel) corpo-danza "unico" (che si sposta incessantemente per tutto il palcoscenico fermandosi all'improvviso per poi riprendere subitaneamente l'incessante flânerie) sia per dei guizzi che li invasano, vere e proprie esplosioni di energia, che lanciano, innalzano (o atterrano) ogni singolo danzatore, impegnandolo(a) anche in movimenti che, pur non provenendo direttamente dal mondo codificato della coreografia, innervano i passi di danza con una forza sotterranea che ora esplode (in momenti di alta performance fisica) ora torna a muoversi per così dire sotto pelle ma sempre altrettanto emotivamente forte. Annamaria richiede ai suoi ballerini una resistenza fisica notevole: tranne nel quadro d'apertura (e qualche altro rado assolo che li coinvolge, a turno, tutti), sono sempre in scena in una coreografia attraversata anche da istanze squisitamente teatrali (la breve ma intensa voce recitante in francese) raggiungendo appieno quel contrappunto sonoro-visivo che era negli intenti programmatici della coreografa. Non è solo la musica a suggerire certi passi di danza ma è la danza stessa a costringere certi passaggi musicali (missati con una grandissima maestria) creando un legame di indissolubile necessita tra musica e danza, tra danza e musica La rassegna della Sala Uno non poteva iniziare in modo migliore. Tauen, in scena fino a giovedì, è uno spettacolo che va visto (e rivisto). Anche da chi di solito non segue la danza. Perché Tauen parla al cuore di tutti, con intelligenza, amore e modestia. Roma, teatro Sala Uno dal 26 al 29 gennaio 2009
Visto il
al Sala Uno di Roma (RM)