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TEATRI DEL TEMPO PRESENTE DIECI PROGETTI PER LA NUOVA CREATIVITà

La cosa 1 Mentre gli spett…

La cosa 1

Mentre gli spett…
La cosa 1 Mentre gli spettatori prendono posto in platea i quattro attori presenziano il palcoscenico, davanti alle aste dei loro microfoni, indossando moderne e funzionali tute nere da atleti, sulla coscia sinistra il nome dello spettacolo scritto con caratteri bianchi. Hanno l'atteggiamento di chi aspetta di partecipare a una gara sportiva, sorridono, parlano tra loro, flettono arti, si accovacciano, si guardano cameratescamente. Poi uno alla volta, con calma, abbandonano il palco, nudo e spoglio, del quale vediamo gli accessi, le porte e i camminamenti solidamente celati dalle scene, del tutto assenti. Poi mentre dagli altoparlanti una folla vociante acclama computando un conto alla rovescia, rientrano in scena correndo, con l'entusiasmo delle giovani band pop. Si pongono davanti ai microfoni e cantano, a cappella, Fortuna imperatrix mundi dai Carmina Burana. Finito il canto iniziano a correre in lungo e in largo, per il palco. Sarà una costante dell'intero spettacolo, una corsa al limite del fiato, un movimento che non ha alcuno scopo se non quello di provare la buona resistenza del corpo, il buon allenamento dei quattro atleti, le prestazioni fisiche come quando saltano una panchina, oltrepassandola in corsa. Su questa performatività fisica (durante la quale si prendono anche una pausa di pochi minuti, con tanto di integratori salini, rigorosamente in bottiglie di color nero come le loro mise e asciugamani bianchi) si innestano scene di pura drammaturgia che esplorano momenti di biografie comuni. Storie (esagerate) di percosse subite, dichiarazioni d'amore fatte nei modi più maldestri, scenate di gelosia dette in giapponese, party privati che sottolineano una disperata solitudine, il tutto detto con un tono leggero, ludico, come il gioco di nascondino (in un palco totalmente vuoto...), mentre una mascotte, un enorme costume che imbolsisce chi lo indossa, si sottopone (senza rispondere) a un questionario dalle domande più disparate (tra le quali a quanti spettacoli della compagnia si sono visti). Durante questi momenti drammaturgici gli attori interagiscono direttamente col pubblico, chiedendo a una specifica persona (indicandola descrivendone vestiario e posa), di scegliere tra vari numeri: la prima volta da uno a dieci (si scoprirà essere quello degli schiaffi da dare all'attore che ha raccontato la propria infanzia di percosse), poi da uno a venti e l'unica ragazza della compagnia con due orecchie da coniglietta scende dal palco e dà tanti baci (sula guancia) quanti il giovane spettatore, interrogato, ha indicato a sua insaputa, e una terza volta da 0 a 90, numeri sui quali imbastire un conto alla rovescia. Intanto i i quattro performer corono, si piegano, si accasciano a terra, incitandosi l'un l'altra quando qualcuno rimane indietro, si ferma, si isola, fin quando, alla fine, escono dal palco come all'inizio e la mascotte ci fa ascoltare un brano riprodotto da un registratore portatile. Sorprende di questo spettacolo la prestanza fisica dei suoi quattro interpreti Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli e Claudio Cirri provenienti da più ambiti disciplinari (danza contemporanea, teatro, performing art, scrittura creativa e canto). Sorprende la loro preparazione atletica, la consapevolezza del proprio corpo, precisa, mirata, priva di sbavature, non improvvisata ma concreta, tangibile, è evidente che i quattro performer si sono allenati per questo spettacolo. Il risultato ottenuto è da professionisti, come sei i quattro perfomer fossero dei veri atleti datisi la teatro e non viceversa. Questa cura nella realizzazione non si limita ai perfomer ogni minimo dettaglio è pensato con cura, nulla è lasciato al caso o all'improvvisazione. Nel discorso sviluppato dallo spettacolo si esplica tutta la ricerca estetica del collettivo che prende il nome di Teatro sotterraneo del quale avevamo già avuto modo di parlare e a proposito del loro spettacolo Post-it andato in scena al Palladium di Roma lo scorso Aprile. Un collettivo con un preciso metodo di ricerca (potete leggerlo cliccando qui) che li porta a spettacoli sensibilmente diversi l'uno dall'altro. Stavolta la centralità è il fisico, il corpo del performer. La cosa 1 non ha come scopo però l'esaltazione del corpo in quanto tale (anzi le tute con cui si presentano in scena evidenziano giusto le differenze di genere ma non lo specifico dei singoli corpi) quel che conta sono i risultati del corpo, l'azione che il corpo compie non il corpo stesso. Nel loro continuo correre arrivano ai limiti del corpo non al loro superamento, fiatone, sudorazione, momenti di riposo fanno parte integrante della performance inverano il loro discorso in quanto attori. Diverse sono le letture che su questo avvicinamento al limite, su questo sforzo seguito con pervicacia si possono dare a noi piace sottolineare quella che sta alla base dello spettacolo: l'onestà intellettuale del perfomer che si fa spettacolo senza cercare sconti, esponendosi realmente allo sforzo e alla fatica. Nei vari inserti drammaturgici tanti gli argomenti affrontati che tutti siamo chiamati a fronteggiare nella vita, a cominciare dalla responsabilità delle nostre azioni, sempre presente, anche a teatro (come dimostra i numero superficialmente scelto da uno degli spettatori che determina la quantità di schiaffi dati a uno degli attori...), il senso ludico e cameratesco anche delle azioni individuali, dei problemi che pensiamo unici ma che sono comuni dove comune non vuol dire "banale" ma "condiviso", una condivisione che impone allenamento e perseveranza in ogni cosa che facciamo:La Cosa 1 è l'evento, ma è anche il momento subito dopo, quando ci si ferma, stanchi, saturi: La Cosa 1 invece continua, ripete, insiste, riparte a muoversi, correre, fare: la fine sostituita dal sequel: si vive una volta sola. Come dargli torto?

La Cosa 1

creazione collettiva Teatro Sotterraneo in scena Iacopo Braca, Sara Bonaventura, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri elaborazione drammaturgica Daniele Villa disegno luci Roberto Cafaggini costumi Lydia Sonderegger

produzione Teatro Sotterraneo/Fies Factory One co-produzione Centrale FIES, festival Armunia Costa degli Etruschi, Fondazione Pontedera Teatro - 4 Cantieri per Fabbrica Europa, festival es.terni 2008 – progetto Dimora Fragile

vincitore di NUOVE CREATIVITÀ, progetto sostenuto da ETI Ente Teatrale Italiano

Roma, teatro Valle, visto il 29 maggio 2009
Visto il
al Valle Occupato di Roma (RM)