Un progetto ambizioso. Un programma che, già nelle note di regia, evidenzia e tradisce l'approccio ideologico con cui ci si avvicina ai due protagonisti Coso e Cosa che Sono fidanzati e sono tossici di coca come si legge nel programma di sala.
Uno spettacolo che, a detta di Ferdinando Vaselli che ne firma regia e drammaturgia, parte da interviste a giovani tossicodipendenti e si sviluppa con un percorso dato dalle improvvisazioni degli attori e dal continuo dialogo tra scrittura e messa in scena.
Purtroppo il risultato non si allontana dai soliti luoghi comuni sulla tossicodipendenza alla quale ci si avvicina con uno finto sguardo sociale che si concentra sul linguaggio borgataro (romano) dei due protagonisti che inanellano tutti i difetti di un pensiero sessista, maschilista e omofobico, che ha sul pubblico l'effetto esorcizzante di farlo sentire migliore dei due personaggi sulla scena, senza evidenziare invece gli elementi che la platea ha in comune con loro e dove, soprattutto, la tossicodipendenza non ha nulla a che vedere con la matrice patriarcale entro la quale Coso e Cosa si muovono e sono inquadrati.
Le risate del pubblico per le espressioni pittoresche del dialetto romano dei due personaggi cocainomani evidenziano il sollievo (piccolo) borghese di sentirsi superiori socialmente e umanamente ai due drogati coatti ricostruendosi una verginità al maschilismo e al patriarcato imperanti dai quali nessuna e nessuno è invece esente.
Ladyoscar non sembra insinuare alcun dubbio sulla validità delle categorie con le quali interpretiamo la tossicodipendenza o l'emarginazione sociale o il degrado dei rapporti interpersonali come se la coca venisse consumata solo da persone provenienti dalla classe sociale di Coso e Cosa e non anche da tanti stimati professionisti e professioniste alcuni dei quali magari possono anche sedere in platea.
Si esce così da teatro con tutti i (propri) luoghi comuni confermati e questo dà sicurezza e fa sentire migliori, a spese di Coso e Cosa e dei giovani tossicodipendenti che sono stati intervistati per costruire lo spettacolo.
Il pubblico in sala alla fine applaude impazzito, urlando dalla gioia e dalla gratitudine per le risate e il divertimento che Ladyoscar ha dato loro e, come al solito, chi siamo noi per contraddire il pubblico?
Ventichiaviteatro LADYOSCAR
di Ferdinando Vaselli
con Alessia Berardi, Riccardo Floris
drammaturgia e regia Ferdinando Vaselli
musiche Sebastiano Forte
La merda è un monologo di difficilissima interpretazione ad altissimo contenuto performativo magistralmente interpretato da Silvia Galleramo, in magnifico stato di grazia.
Uno spettacolo che scaturisce da una ricerca che parte e si costruisce dalla scrittura e nella scrittura di Cristian Ceresoli.
In scena un personaggio femminile, completamente nudo, che racconta direttamente al pubblico il proprio vissuto interiore, in un monologodialogo che coinvolge chi ascolta in un incubo a occhi aperti che è prima di tutto quello della protagonista del quale lucidamente ci rende conto (un problema di adipe alle cosce vissuto con dolorosa preoccupazione che la induce a subire dei trattamenti sperimentali di dubbia efficacia - degli elettrodi conficcati nelle cosce - gli insegnamenti di un padre fascista morto suicida quando aveva di 13 anni e e quindi entrato direttamente nel mito senza possibilità alcuna di un vaglio critico, una sessualità subita con l'altro sesso) cui fa da contraltare una retorica patriottica (quell'inno nazionale canticchiato ed esibito come cosa che si sa fare) malcelata voglia di rivalsa e di successo che cerca di ottenere pervicacemente partecipando disperatamente a un provino nel quale si cerca una ragazza grassa lei che grassa non è tranne le cosce.
Attraverso alcuni racconti topici organizzati in in tre tempi: Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e un controtempo: LʼItalia La merda dimostra al di là d'ogni ragionevole dubbio come l'attuale sistema di valori diffusi dai media inducano le persone a trovare buona la merda quella concreta che la protagonista alla fine dello spettacolo mangia come ultimo disperato tentativo di rimanere grassa per poter effettuare il provino, e dunque quella metaforica, in un continuo slittamento tra concreto e simbolico, nelle cui vicissitudini personali della protagonista l'autore del testo Cristian Ceresoli sa individuare momenti, passaggi e raccordi di un discorso-percorso che ci riguarda tutte e tutti.
Uno spettacolo di notevole levatura che molto deve alla verve interpretativa di Galleramo che sa dare voce alle varie presenze che popolano il racconto che il suo personaggio fa al pubblico apparentemente senza il minimo sforzo (meritatissimi gli applausi del pubblico davvero mai sufficienti).
SilviaGallerano LA MERDA
di Cristian Ceresoli
lighting design advice Alessio Rongione
technical director Inti Nilam
producer Frodo McDaniel
executive director Marta Ceresoli
acting director Silvia Gallerano
produzione Cristian Ceresoli e Marta Ceresoli
dedicata ai 150 Anni dell'Unità d'Italia
con il contributo di Italian Cultural Institute of Lybia