TEATRI DI VETRO 6 SECONDA SERATA

Molte sorprese in questa seconda giornata

Molte sorprese in questa seconda giornata
La seconda serata della sesta edizione di Teatri di Vetro si è aperta col debutto di Porcomondo di Francesca Macrì e Andrea Trapani che hanno proposto una drammaturgia sviluppata sulla presenza di un uomo e una donna le cui voci narranti si sostituiscono o si sovrappongono nel restituirci un racconto di fantasia sul desiderio e la solitudine mostrando una sessualità colonizzata dal sogno americano, e dall'immaginario collettivo statunitense, a cavallo tra il desiderio violento maschile e la sottomissione latente femminile.
Convincenti i due interpreti Aida Talliente e Andrea Trapani ma la drammaturgia è troppo approssimata e lo spettacolo prosegue troppo grazie al gusto per la gag o per la macchietta con cui personaggi e situazioni vengono restituiti a un pubblico che si diverte con troppa nochalance di una comicità ludica e infantile nonostante i temi trattati.
 

Porcomondo

drammaturgia Francesca Macrì e Andrea Trapani

  regia Francesca Macrì

  con Aida Talliente e Andrea Trapani

  disegno luci Luigi Biondi

  produzione Biancofango – La Corte Ospitale – OFFicINa1011 di Triangolo Scaleno Teatro

 

 

Perdere la faccia

Riguadagnata la platea del Palladium uno degli organizzatori del festival saluta il pubblico e poi invita sul palco due degli attori del cortometraggio Perdere la faccia che il pubblico sta per vedere, Consuelo Battiston e Alessandro Miele i quali ringraziano, emozionati e poi interloquiscono con Ciprì, sceneggiatore del corto   intervenuto in collegamento telefonico. Prima di dare il via alla proiezione Consuelo Battiston ricorda i fatti che hanno ispirato il lavoro, un biglietto caduto a una ragazza in un bar raccolto per essere restituito che contiene la riflessione che Confessarsi vuol dire mentire perchè non si può dire quel che si è proprio per il fatto di esserlo ma si può solo dire cioè che non si è appunto mentendo.

Questa premessa dà il via a un meccanismo drammaturgico che ci guardiamo bene dallo svelare che indaga sui rapporti convenzionali tra palco e platea, tra frasi di circostanza  'applausi (auto)indotti e la performatività degli attori e delle attrici in uno spettacolo divertente e divertito che fa riflettere mentre ragiona su se stesso. 

Elegante, intelligente, mai banale, ben eseguito sin nei minimi dettagli (dove la regia si disvela anche in atteggiamenti e incidenti insospettabili), una vera sorpresa!

Perdere la faccia

regia
: Daniele Ciprì

con: Consuelo Battiston, Alessandro Miele, Rita Felicetti.

soggetto e sceneggiatura: Consuelo Battiston, Gianni Farina, Alessandro Miele

fotografia: Daniele Ciprì

montaggio: Gianni Farina

coproduzione: Menoventi e Santarcangelo 41

con il sostegno di: Regione Emilia-Romagna e Banca di Romagna 


Questa seconda serata si è conclusa, almeno per chi scrive,  con l'istallazione-performance di Tamara Bartolini, Michele Baronio per Cangorro (l'automobile multipla della Renault) attore e attrice e sette tra spettatori e spettatrici.

Fatti accomodare nell'automobile, i finestrini oscurati,  con la sola illuminazione di un gruppo di led bianch posti tra i due sedili anteriori occupati dai due attori-performer, delle casse diffondono il suono ri-montato di alcuni dialoghi di vari film tra i quali abbiamo riconosciuto quelli di Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma (con un riferimento alla coproflia), Uccellacci e uccellini sulla cornacchia marxista, e de La ricotta dove Orson Welles elenca i difetti dell'uomo medio italiano, costatandone l'analfabetismo e l'ignoranza della borghesia, in un condensato di storia del nostro paese, dove il fascismo politico e non, ideologico e di prepotenza costituisce l'unico comune denominatore della storia pre e post repubblicana del nostro Paese. 

Intanto i due performer immobili e paralizzati dall'ascolto come il pubblico si cercano timidamente, si guardano e, vincendo una forte emozione fatta di dolore e bisogno d'amore, si baciano disperatamente, inevitabilmente, appassionatamente. 
 
Poi distribuite al pubblico delle mini torce sempre con le luci led invitando a illuminarli Tiziana e Michele si trasformano, in due cantanti, occhiali scuri con montatura bianca e chitarra alla mano lui e stessi occhiali e parrucca fucsia lei intonando una improbabile canzone pop il cui testo ben descrive l'incoscienza, la farina del propri sacco e la passione che ci vuole per stare, nonostante tutto, in questo mondo. 

Il tutto in sette intensi ed emozionanti minuti di durata, in una dei migliori esempi di nuova drammaturgia che Teatri di vetro continua a intercettare (e produrre) facendo degli spettatori che vi hanno assistito (repliche ogni quindi minuti dalle 19 e 30 alle 23) non dei testimoni ma veri partecipanti di un percorso comune. Come nella coppia  i  due elementi non si confondono mai rimanendo distinti ma coessenziali alla costruzione del rapporto così il pubblico è coessenziale alla performance, non più spettatore passivo  ma parte integrante fruitore compartecipe e critico, in  un semplice elegante e vero superamento di quella platea borghese che separa l'attore dal pubblico tanto vituperata dalla ricerca teatrale degli ultimi 30 anni.

Sicuramente uno dei momenti più memorabili di questa sesta edizione di Teatri di Vetro anche se siamo solo al secondo giorno di programmazione.

Bartolini/Baronio TU_TWO         

  di e con: Tamara Bartolini, Michele Baronio

  soundscape: Renato Ciunfrini


 

 

Visto il 18-05-2012
al Palladium di Roma (RM)