Le vie della prostituzione sono infinite. E le voci anche: chi potrebbe mai immaginare quali storie e vicissitudini si celano dietro tanti volti, in apparenza tutti uguali? C’è chi lo fa per noia, chi per professione, chi ancora per ‘passione’. Forse però con la sua “Bocca di rosa” De Andrè non aveva esaurito tutte le fattispecie che in questo mondo si possono delineare. In anni di crisi economica, oltre che morale, a voler scavare e ascoltare ce ne sarebbe da raccontare.
Quello che, invece, pare immutato è la necessità tenere a bada l’abisso. Chi cerca sesso in cambio di denaro non è il vero umiliato? Una delle domande a cui la protagonista tenta di rispondere, anche retoricamente, narrando vite di varie donne alle prese con il mestiere più antico del mondo. Donne prezzate ma anche capaci di misurare gli altri: i clienti, le mogli e le fidanzate, i meccanismi sociali che spesso fanno acqua da più parti, nonostante i tentativi di regolare, controllare, reprimere e ammonire.
Se recitare vuol dire darsi al pubblico, allora Greta Zamparini dona davvero se’ stessa, senza trascendere, raccontando in modo anche molto fisico qualcosa che è prima di tutto mentale e culturale: le cosiddette puttane sono prima di tutto persone, che devono farsi carico dello schifo e controllare la nausea per sopravvivere, provando a mantenere un proprio equilibrio anche emotivo per non farsi travolgere. La Zamparini dimostra un’estrema versatilità nell’assecondare il necessario (per esigenze di scrittura) mutare dei caratteri: dopo la risoluta e pragmatica ‘professionista del sesso’, è la volta della scontrosa e rozza donna dell’est che esercita su strada, dell’allegra escort americana che mette al servizio delle proprie performance la sua prorompente femminilità e la ragazza diventata prostituta suo malgrado, venduta in tenera età dalla famiglia per soldi.
Di temporaneo non c’è solo il possesso del corpo, ma anche il bisogno di essere valutati per capire qual è il proprio valore: ognuno ha il suo prezzo e ad un certo punto dell’asta, a pagamento avvenuto, anche l’‘ansia da prestazione’ è placata. Il tutto viene qui descritto con decisa precisione, snocciolando la questione minuziosamente, scandagliando senza scantonare i meandri della mente e dell’animo. Ed è proprio per questo che, nonostante la complessiva valutazione positiva dello spettacolo, rimane addosso un senso di amarezza e profonda cupezza per l’inevitabilità e il reiterarsi di certe dinamiche.
TEMPORANEAMENTE TUA
Per noia, professione o passione?
Visto il
11-06-2016
al
Libero
di Milano
(MI)
Temporaneamente Tua