Prosa
THOM PAIN (BASATO SUL NIENTE)

UN CORPO PIENO DI PAROLE

UN CORPO PIENO DI PAROLE

Quando finisce l’infanzia? - ci chiede con insistita curiosità Thom Pain dal palco - ed è un interrogativo che il protagonista della pièce pone innanzitutto a se stesso e che, probabilmente, rivolge a noi perché dentro ciascuno di noi c’è un Thom Pain, cioè un Io che riflette, farneticando all’occorrenza, sulla fragilità delle umane aspettative, sulla profondità delle proprie paure e sulla labilità dei giorni che verranno.

Perfettamente spiraliforme come un flusso di Joyce e desolantemente delirante come un monologo di Koltès, il testo del drammaturgo Will Eno si presenta come una confessione febbrile e vertiginosa interpretata con evidente bravura da Elio Germano, tornato brillantemente al teatro dopo i noti successi cinematografici, una confessione che, a metà strada tra tormentata confidenza e stupita rivelazione, mette in discussione tutte le certezze su cui fondiamo i più comuni gesti quotidiani, rendendoci consapevoli, con graduale gusto per le folgorazioni improvvise, dell’impasto di bene e male che è in ogni nostra azione, in ogni intenzione che proviamo a rendere concreta.

Freddezza e pietà, disprezzo e compassione sono coppie di sentimenti solo apparentemente contrapposti che nell’affabulante testimonianza di Thom Pain manifestano, invece, inattese contaminazioni, schiudendo momenti di imprevista contiguità emotiva, disorientando ed irretendo lo spettatore che diventa polo dialettico esclusivo dell’anti-eroe partorito dalla fantasia dell’autore newyorkese, finalista nel 2005 al Pulitzer Prize in Drama.

Insomma, Thom Pain, personaggio più destabilizzante che crudele, più sanguinante che indifferente, denuncia dal palco il grande boh della vita in cui siamo immersi, il bluff di un’esistenza in cui tutti brancolano fatalmente nel buio ma di cui tutti credono di possedere tragicomicamente la chiave d’oro.

Visto il 06-12-2011
al Quirinetta di Roma (RM)