Cambio "forzato" degli interpreti per la Tosca

"Tosca"
"Tosca" © Roberto Ricci

Produzione un po' maltrattata dalla sorte, questa ”Tosca” che sigla la stagione 2018 del Teatro Regio di Parma. Dopo due recite s'abbassa la voce ad Andrea Carè, ed a coprire il ruolo di Cavaradossi si alternano in quelle successive Migran Agadzhanyan e Lorenzo Decaro. Idem per Anna Pirozzi, caduta vittima di un'improvvisa influenza, così che ad interpretare Tosca saranno in ultimo Saioa Hernández (promossa dal secondo al primo cast) e per una sola recita Svetla Vassileva. Proprio quella che tocca a noi.

Due centri su tre

Temperamento, passionalità, scaltrito uso della recitazione non mancano al soprano bulgaro. E sa farne abile uso: la scena è tutta sua. Quello che ormai declina è la pienezza dei mezzi vocali, che appaiono prossimi all'usura. Così le doti sopra citate non bastano a nascondere un registro basso scarnito, quello mediano affaticato e l'asprezza degli acuti, mentre certe scivolate nel parlato peggiorano la situazione.


Né meglio van le cose con Lorenzo Decaro, che forse sta spendendo male un gruzzolo vocale ragguardevole per pastosità e colori: questo suo Mario ha poca grazia e limitate sfumature – di smorzare od alleggerire non se ne parla – viaggiando perennemente sfogato e vociferante. Completa la triade principale del capolavoro pucciniano il graffiante e statuario Scarpia di Angelo Veccia il quale, oltre a dare soda consistenza alla propria figura, procede vocalmente sicuro e senza sbandamenti. Ed ha ben chiara l'idea di cosa sia il fraseggio. A completare il cast, lo stuolo dei comprimari: Luciano Leoni (Angelotti), Armando Gabba (misurato e spontaneo Sagrestano), Luca Casalin (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone), Roberto Scandura (Un carceriere), Carla Cottini (Pastore).

Podio vigoroso, regia coscienziosa

Sono tutti diretti con diligente accuratezza da Fabrizio Maria Carminati, che dal podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana crea per loro un denso flusso narrativo, e riesce a tessere una trama sonora nella quale trova posto ogni dettaglio strumentale, come nella veemenza cromatica del Te Deum o nella spettrale chiusa del II atto, dove già pare aleggiano i fantasmi dei protagonisti. O nel levar di sipario al III, con un'alba di madreperlacea trasparenza sonora.


Joseph Franconi Lee ha rielaborato l'allestimento originale di Alberto Fassini, ben noto ai melomani, conservandone intatto l'impianto di base: l'ariosità spaziale, il bianco ed il nero come scelte dominanti, quel fascinoso Te Deum altissimo sulla scena, sotto la cupola. Ma il suo franco senso teatrale l'ha arricchito di nuovi efficaci camei visivi, come quel scialle rosso di Tosca che disegna sulla lunga scalinata una tragica scia di sangue.
Quanto al Coro preparato da Martino Faggiani, ed al Coro di voci bianche della Corale Verdi di Parma preparato da Beniamina Carretta, sono entrambi adeguati e precisi.


Spettacolo: "Tosca"
Visto al Teatro Regio di Parma.