Non ci voleva proprio, quest'ultimo DPCM che ha costretto il Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso a chiudere i battenti praticamente il giorno stesso dell'inaugurazione dell'Autunno Musicale 2020, con un'esecuzione in forma concertistica della Tosca.
L'opera è stata eseguita lo stesso, in una sala ahimè vuota; e ciò nonostante ha avuto oltre 2000 spettatori, grazie alla trasmissione in streaming messa in piedi all'ultimo su Backstage, piattaforma digitale del Teatro Stabile del Veneto, che contribuisce insieme all'Associazione Musincantus – la produttrice di questo evento d'apertura - al cartellone autunnale del teatro trevigiano.
Con tanto di complimenti alla regia televisiva, di cospicuo livello malgrado i tempi stretti: scansando ogni staticità, il singolo lavoro degli orchestrali ha ricevuto l'opportuno risalto, e l'impegno degli interpreti - che ad un minimo di recitazione non hanno voluto rinunciare, pur a distanza di sicurezza - è stato messo in buona evidenza.
A Treviso, 120 anni fa, c'era Enrico Caruso
Son passati giusto 120 anni da quando l'opera di Puccini approdò a Treviso, a pochi mesi dalla prima romana. C'era Enrico Caruso nel cast, e con lui anche il soprano Ada Botti Giachetti, che con il giovane tenore napoletano aveva intrecciato una relazione da cui era già sbocciato il primo figlio, Rodolfo. Iniziata nel 1897, la loro storia finirà clamorosamente undici dopo, in un'aula di tribunale.
Ora come protagonista scopriamo il soprano Chiara Isotton, che ci aveva conquistato, giusto un anno fa, con la sua Tosca alla Fenice. Confermando con questa sua ultima performance le sue considerevoli prerogative: la voce possiede ottimo spessore, un piacevole timbro di velluto e varietà di tinte ed inflessioni. Ed una ferma perizia l'aiuta a dominare ogni insidia dell'ardua tessitura, con un'emissione limpida negli acuti, piena nei gravi.
Al suo fianco troviamo Fabio Sartori, un Mario generoso, compiutamente lirico e virilmente irruento. Il ruolo gli è particolarmente confacente – lo testimonia il travolgente successo raccolto in Arena a Verona un anno fa – specie grazie a quella sua fascinosa vocalità che svetta in altezza e padroneggia un centro morbido e pieno. Scarpia ce lo consegna Claudio Sgura: il suo è un poliziotto cesellato con fine cura, infido e maligno ma non privo di una sua nobile alterità, sostenuto nella linea di canto da una emissione gagliarda, prodiga di colori, solida come una roccia.
Un esordio più che positivo
Sul palco è allineata la compagine della Filarmonia Veneta, guidata dal giovane Francesco Anzillotta, il quale affronta Tosca per la prima volta. Si sente che la partitura l'ha approfondita, e che gli è congeniale. Spicca nella sua concertazione – equilibrata, energica, precisa - una vivida trama teatrale, ricca di pathos e nervosità; le dinamiche sono giudiziose, e ben dosate; le preziosità sonore ora saggiamente sfumate, ora risolte con vivide tinteggiature, senza clangori eccessivi nel lussureggiante Te Deum.
Efficace ed equilibrato comprimariato: Alex Martini è un sapido sagrestano, Andrea Pellegrini interpreta Angelotti, Francesco Tuppo Spoletta, Hazar Mürşitpınar Sciarrone, Luca Scapin il carceriere, la piccola Anna Cesca il pastorello. Il coro Insieme Corale Ecclesia Nova è preparato da Matteo Valbusa, il Coro di Voci Bianche dell'Istituto Musicale Manzato da Livia Rado.