Lirica
TOSCA

Jesi, teatro Pergolesi, “Tosc…

Jesi, teatro Pergolesi, “Tosc…
Jesi, teatro Pergolesi, “Tosca” di Giacomo Puccini IL GIUSTO RUOLO DELLA PROVINCIA La stagione lirica di tradizione di Jesi prosegue, dopo il buon inizio con il Flauto Magico (qui recensito), con Tosca, omaggio a Puccini per i 150 anni dalla nascita. L'allestimento è quello andato in scena in luglio a Macerata per lo Sferisterio Opera Festival, alla cui recensione si rimanda per i dettagli di regia, scenografia e costumi, tutti di Massimo Gasparon. Quel che va qui sottolineato è come la scena sia stata bene adattata nel ridotto spazio del teatro Pergolesi: i tre elementi, che ricreano la chiesa di Sant'Andrea della Valle, lo studio di Scarpia e la terrazza di Castel Sant'Angelo, sono molto frontali e lasciano poco palcoscenico ai cantanti. Tuttavia la regia, pressochè completamente ridisegnata (non tanto nella gestualità quanto nei movimenti per adattarli al nuovo spazio, minimo rispetto a quello enorme dell'arena maceratese) ha saputo rendere al meglio l'andamento della storia. Ad esempio, nel “Te Deum” utilizza la platea per i coristi e alcune delle comparse. Le luci bianche ed algide sono state disegnate da Massimo Gasparon con la collaborazione di Fabrizio Gobbi. Suggestivo l'odore di incenso durante il Te deum, fastidiosa la puzza dei sigari fumati dai soldati all'inizio del terz'atto. Giampaolo Bisanti offre una direzione dai tempi lenti e sospesi, imprimendo giusti crescendo e rallentando per assecondare l'azione e rafforzare l'impatto emotivo, dando rilievo ad alcuni dettagli nella strumentazione. L'orchestra filarmonica marchigiana lo segue, producendo una tinta elegiaca e meno realista, sia per la larghezza dei tempi che per la morbidezza dei suoni. Il cast di giovani cantanti dà all'opera una connotazione fresca con risultati apprezzabili anche sul piano vocale. Secondo noi è proprio questo il giusto (ed encomiabile) ruolo dei teatri di provincia, come accade da tempo e con risultati lusinghieri in Germania: dare spazio ai giovani talenti, in modo che essi possano emergere e crescere con una giusta gavetta. Antonia Cifrone è una Tosca convincente, corretta e con buona intonazione, anche se rimane un poco anonima: la voce non ha quella luminosità e la melodiosità per rendere appieno il personaggio. Molto dotato Alejandro Roy: il suo Mario si segnala per la voce di bel colore, estesa ed omogenea, capace di sfumature, molto potente, tanto che deve controllarne il volume; il suo “E lucevan le stelle” conquista il pubblico che lo costringe al bis. Claudio Sgura è Scarpia, fisicamente imponente, vocalmente meno: il suo personaggio, imparruccato ed incipriato, emblema del passato, di un potere che sa di sopruso, veste di bianco anziché del tradizionale nero. Alessandro Spina è un Angelotti poco sofferente, Mirko Quarello un sagrestano burlone, Massimo Cagnin un beffardo Spoletta; con loro Siro Antonelli (Sciarrone), William Corrò (un carceriere) e Valeria Cazacu (un pastore). Coro lirico marchigiano diretto da David Crescenzi, associazione corale dei pueri cantores Zamberletti di Macerata preparata da Gian Luca Paolucci. Teatro tutto esaurito, molti i giovani, tantissimi applausi. Visto a Jesi (AN), teatro Pergolesi, il 26 ottobre 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
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