La Tosca, il melodramma in 3 atti del lucchese Puccini, fu scritta in un momento topico della carriera del compositore. Dopo il frullato drammaturgico della Bohème, Puccini sentiva la necessità di cambiare stile. Per la “Tosca” quindi chiese supporto a Giocosa e Illica, due parolieri che predisposero il libretto che ancora oggi fa rabbrividire d’emozione gli amanti della lirica.
Molti gli allestimenti di questo dramma d’amore e di lealtà e ora questo di Hugo de Ana, che si presenta nei teatri lombardi ha una nuova veste, particolare e a tratti sofferta in alcune scelte. Il debutto è avvenuto al Teatro Sociale di Como il 12 Novembre e ora eccolo a Cremona, in tre tappe.
Hugo De Ana, che ne cura produzione, costumi, scenografie e luci, ne ha fatto una versione molto più realistica delle precedenti, dall’impatto visivo imponente, quasi cinematografico, con anche uno sfondo di immagini filmate a fasci di luce riferiti al momento storico, alla vicenda e al luogo. Forse questo uso eccessivo (ma di grande appeal) delle immagini devia un po’ l’attenzione dello spettatore, allontanandolo dalla musica, anche se va riconosciuto che la riuscita finale è più che discreta. Anche il Ponchielli aiuta, grazie all’acustica eccezionale.
Questo allestimento però qualche punto di domanda lo pone. Per quanto abbia una voce anch’egli imponente e di richiamo, il tenore trentasettenne Walter Borin (Mario) è risultato poco enfatico e senza coloriture particolari nei suoni, quasi a mancargli quella personalità che contraddistingue e convince. Meglio (e molto) si è comportato Alberto Gazale, baritono, nel ruolo di Scarpia; Gazale si destreggia bene in questo ruolo carismatico, anche se a tratti (pochi per la verità) si perde. A sua discolpa va ricordato quanto il personaggio sia complesso da rendere, per la sua importanza, per il suo carattere e per il suo tratto basilare, che è quello di dominare. E che dire di lei, la Tosca? Dopo aver visto e udito in questo ruolo l’usignolo blu Maria Callas, ogni successiva sembra che ne usurpi malamente il trono. Eppure Annalisa Raspagliosi (già Violetta ne “La Traviata” e con che applausi!) è stata commovente e travolgente, molto espressiva e con un ottimo fraseggio; quindi, anche considerata la giovane età, viene promossa a pieni voti. Eccezionale.
La direzione del greco Karytinos è anch’essa discreta, ad appannaggio più dell’effetto che del particolare, tuttavia qualche refuso stilistico c’è, forse dovuto ad una scarsa dimestichezza nel dirigere un compositore come Puccini, il quale richiede e necessita per forza di cose di un tipo di orchestrazione dalle svariate e specifiche sfumature, non sempre coglibili appieno.
Un’ottima e trionfale accoglienza di pubblico per questo melodramma insuperabile per pathos e grandezza; nonostante sia alla terza sera, il Ponchielli è pieno, anche di spettatori apparentemente meno avvezzi al genere. Il dolore insopportabile di Tosca lo si avverte sempre, questo amore disperato senza fuga, distrutto dalla speranza delusa, dolore che penetra nei cuori e li fa martellare fino alla lacrima. “Va’ Tosca! Nel tuo cuor s’annida Scarpia…”.
Visto il
al
Ponchielli
di Cremona
(CR)