Macerata, arena Sferisterio, “Tosca” di Giacomo Puccini
TOSCA E LA SEDUZIONE
Nell'ambito del Festival dedicato alla seduzione Tosca consente un doppio aggancio: la seduzione (reciproca) della coppia Tosca-Cavaradossi e la seduzione (mortale) della coppia Tosca-Scarpia. Pur tralasciando il rapporto Cavaradossi-Scarpia che, a suo modo, una forma di seduzione pure è. A Macerata questa opera ha una sorta di aura particolare. Negli anni Novanta Fabio Armiliato ferito ad una gamba durante la fucilazione, oggi Raffaella Angeletti che si rompe un piede nel salto finale durante la prova generale. E in mezzo la brutta edizione che la Ricciarelli commissionò a Latella.
Massimo Gasparon, autore di regia, scene e costumi, ha creato un allestimento adatto all'architettura vuota dello Sferisterio ma al tempo stesso utilizzabile anche nel teatro Pergolesi di Jesi, che coproduce lo spettacolo. Immagina tre grandi elementi barocchi-neoclassici oro e verde, replicati dalla chiesa di Sant'Andrea della Valle in Roma: altari nel primo atto (con sculture notissime, la Pietà di Michelangelo e la Maddalena del Bernini ai lati di una nodosa croce di Sant'Andrea), elementi dello studio di Scarpia nel secondo (con sedie leonine che paiono troni babilonesi) e di Castel Sant’Angelo nel terzo (al centrale si accede da una ripida scala: da qui il salto nel vuoto).
I costumi, particolarmente eleganti e curati nei dettagli, evidenziano l’epoca napoleonica nello stile delle divise e negli abiti femminili strizzati sotto il seno. I colori sono quelli consueti del regista, il bianco, il nero e il viola immancabile. Splendido il costume della regina di Napoli Maria Carolina durante il “Te Deum”, indossato con alterigia da Franziska Kurth. Ma tutta la scena è spettacolare per gli abiti che sfilano: un susseguirsi di potenti, nobili, borghesia e clero. E l'odore forte di incenso diffuso dai turiboli aumenta l'effetto di coinvolgimento.
La regia è tradizionale nel seguire lo svolgersi degli eventi. Tra le novità Mario viene torturato legato alla croce di Sant'Andrea e la scena si vede da sotto come l'ancona di un martire straziato coi coltelli; la fucilazione avviene con Mario che dà le spalle al pubblico. Imponente la processione sul finire del primo atto, come si diceva.
Daniele Callegari ama la partitura e allo Sferisterio si trova a suo agio. Tutto questo si sente. La mano è sicura, i tempi impeccabili. Callegari sottolinea ogni piega della musica con molta efficacia e con controllo perfetto dei suoni e dei volumi. Il raccordo tra buca e palco è ottimale grazie al suo gesto ampio e preciso. L'orchestra è trascinata dal Maestro e non sembra la stessa della sera precedente.
Tosca è particolarmente seducente con Scarpia, con voluttuosità gli porge la mano invitandolo a baciarla. Tiziana Caruso, già ascoltata nel ruolo alla Fenice in aprile, ha una voce splendida per colore e potenza, scurissima; registro centrale di spessore, acuti saldi, grave corposo; è giovane e deve forse curare maggiormente le smorzature ed i pianissimi. “Vissi d'arte” è affrontato con qualche incertezza ma risulta convincente. Il Cavaradossi di Luca Lombardo sembra al limite delle possibilità per estensione, risolve bene il “Vittoria”, poi non brilla nell'atteso “E lucevan le stelle”; il tenore dipinge un Mario focoso e passionale, come di routine. Lucio Gallo è uno Scarpia corretto, bravo attore (il migliore in scena) ma la voce non è abbastanza incisiva; si presenta imparruccato ed incipriato, emblema del passato, vestito di bianco e non la solita banalità del cattivo in nero. Luca Dall’Amico è un Attavanti corretto. Riccardo Massi è uno Spoletta muscolosissimo, fisicamente imponente ma vocalmente debole. Deboli il sagrestano (Giovanni Bellavia) e Sciarrone (Noris Borgogelli); con loro William Corrò (un carceriere) e Valeria Cazacu (un pastorello).
Teatro tutto esaurito, molti applausi, pubblico soddisfatto.
Visto a Macerata, arena Sferisterio, il 26 luglio 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Arena Sferisterio
di Macerata
(MC)