Come restituire con la parola scritta le emozioni che Transgression suscita nello spettatore?
Intanto cominciando a precisare che, anche questo spettacolo di Loredana Parrella, che torna a uno dei sui primi lavori, rivisto e corretto alla sua sensibilità artistica di oggi, ha una statura tutta sua, che pesca a piene mani dalla danza e dal teatro non di parola per proporre un discorso unico nel panorama, non solo italiano, dello spettacolo contemporaneo.
Lo spettatore se ne accorge prima ancora di prendere posto in sala, quando viene accolto dai personaggi già in scena, un giovane uomo in mutande e canottiera, che fuma, le gambe virilmente aperte quando siede, e una giovane donna che armeggia ai fornelli mentre una terza presenza femminile, appena più appesantita della prima, si muove, libera, polemica.
La scena riproduce con pochi tratti gli interni di un'abitazione proletaria, cucina a gas, tavolo e sedie di formica, un appendiabiti ad asta, una poltrona rossa di fronte la quale campeggia un televisore a tubo catodico, e alcuni elementi di arredo (un materasso, lenzuola) che verranno utilizzati in seguito.
L'audio della tv permea l'ambiente come gli effluvi del cibo preparato dalla giovane donna.
L'uomo è assente e non ha con la donna altro rapporto se non quello della cura del suo corpo. La donna infatti lo accudisce gli lava piedi e ne cura calli e duroni, senza che lui la prenda mai in considerazione. L'uomo non smette di pensare a sé, mentre si veste con estenuante lentezza, o mentre, indolente e incurante (ignaro?) di quanto gli capita attorno, fa zapping saltando fra le parole di sdegno di
una donna per gli anticoncezionali a quelle di Papa Giovanni Paolo II,
difficili da capire nel senso ma timbricamente riconoscibilissime.
La donna sembra non avere mai tempo per sè mentre ò'altra presenza femminile, che all'inizio sembra comportarsi come un'irrispettosa figlia, bambina capricciosa, interagisce invece con lei e capiamo ben presto che le due figure sono legata da ben altre ascendenze.
Su queste coordinate esistenziali si introduce nella scena, provenendo dalla platea, uno sconosciuto, che agisce indisturbato con le due presenze femminili. Prima quella sollecita e più disponibile della donna bambinafiglia e poi anche quella della donna che accudisce.
E nel loro reagire a tratti all'unisono ma, spesso, una in contrapposizione all'altra capiamo che le due donne sono in realtà la stessa entità, una presa nel pieno delle proprie potenzialità, l'altra mostrata nella sua resa e addomesticamento totale al maschio.
Ecco la trasgressione del titolo: mostrare l'uomo e la donna per quello che sono diventati e indicare quello che potrebbero essere ma non sono grazie alla presenza di uno sconosciuto (che ricordi nel modo di vestire lo sconosciuto del film Teorema di Pasolini), che perturba le esistenze di una famiglia che ha trovato nel sessismo patriarcale il suo doloroso e precario equilibrio.
Su una partitura musicale mai così composita, che tra i vari effetti impiega un tappeto sonoro del rumore dl morso a una mela, Parrella costruisce la progressione coreutico-teatrale nella quale ai momenti di danza veri e propri si alternano momenti performativi nella postura, nell'atteggiamento dei danzatori ad altri di vera e propria recitazione.
Anche gli elementi scenici diventano attanti della performance, mentre le luci curatissime, individuano e selezionano punti della scena, del palco, come quando dal frigorifero nel culmine della coreografia, fuoriescono moltissime mele, che la donna in potenza mangia leggiadra, sdraiata, con le gambe appoggiate all'elettrodomestico, appagata e incurante di quel che accade altrove e la luce dell'elettrodomestico abbacina lo spettatore per buona parte del resto del quadro.
Colpisce di questo lavoro la magnifica capacità degli interpreti di restituire con la postura, l'atteggiamento, la prossemica caratteri e caratteristiche dei personaggi incarnati contribuendo a una drammaturgia organica dove la coreografia è la matrice di un allestimento e di un percorso performativo che infonde di sé ogni dettaglio scenografico, ogni racconto sviluppato dai e dalle performer, alludendo a un sottotesto composito che si articola in un crescendo doloroso che mentre critica il conformismo sessista indica anche la via per liberarsene, tramite una disobbedienza privata che ha la stessa statura politica di quella civile.
La seconda coreografia 4R in a room, che va in scena senza soluzione di continuità con la prima, vede in scena lo stesso spazio abitativo precedente, adesso popolato da due ragazzi e due ragazze che si confrontano con le idiosincrasie individuali e con i tic caratteriali di ognuno in una continua schermaglia di seduzione se(n)suale e di conquista del territorio. Senza mai scadere nell'allusione facile e nel luogo comune Parrella individua caratteri, narcisismi, smancerie, vanità dei personaggi maschili e femminili e costruisce uno scherzo (nella sua accezione musicale) in coreografia felicissimo per inventiva coreutica e verve degli interpreti che imbastiscono dei quadri che si coniugano con un dinamico impiego degli elementi di scena che entrano direttamente nelle coreografie (un cuscino, l'appendiabiti, decine di paia di scarpe nel finale, decine di mutandine femminili). Solitudine, bisogno d'affetto e di riconoscimento vengono presentati in tutta la loro spontanea dirompenza in una coreografia sempre misurata e precisa nel quale danzatori e danzatrici (di)mostrano tutto l'expertise acquisito grazie al training ferreo cui Parrella li sottopone, perchè le sue coreografie ad alta perrfomatività non lasciano mai spazio all'approssimazione.
Se Yoris Petrillo, di spettacolo in spettacolo, continua a crescere come ballerino maturando anche come perfomer prima e dopo la danza, e mentre Camilla Zecca ed Elisa Teodori sanno rispondere con prontezza alle sollecitazioni delle coreografie esigenti di Parrella, Giuseppe Insalaco si distingue ancora più che in Lei e Tancredi contribuendo a infondere alla compagnia quella consapevolezza del corpo teatrale (perfettamente orchestrata dalla regia di Parrella oltre che dalle sue coreografie) che, assieme agli altri (altre) performer Insalaco sa restituire con organica completezza.
Il pubblico apprezza e non smette di applaudire richiamando i giovani performer in scena a prendersi i meritatissimi applausi più e più volte.
Danza
TRANSGRESSION
Un altro meritato successo
Visto il
23-02-2012
al
Cassia
di Roma
(RM)