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TRE SORELLE

Tre sorelle e l'immobile scorrere del tempo

Tre sorelle e l'immobile scorrere del tempo

Fondazione TPE, recentemente investita della nomina da parte del MIBACT quale TRIC (Teatro di Rilevante Interesse Culturale), ha inaugurato la stagione 2015/2016 delle proprie produzioni con il ritorno ad Anton Cechov di Emiliano Bronzino, che –dopo la fortunata esperienza di Zio Vanja -  dirige un cast di 13 attori nelle Tre sorelle.
Il tema centrale dello spettacolo è lo scorrere del tempo, in una fatiscente villa della provincia russa, dove vivono tre sorelle (e un fratello), progenie di un generale dell’esercito morto l’anno prima.
La casa è frequentata da soldati che avevano conosciuto il capofamiglia e la vita trascorre immobile, in un continuo ripetersi di situazioni insoddisfacenti. C’è chi, come Versinin (Orlando Cinque), vessato da un matrimonio privo d’amore, si interroga ripetutamente sul senso della vita e finisce per ricambiare il sentimento di Masha (Maria Alberta Navello), sposata con Fedor (Stefano Moretti). O chi, come il barone Tuzenbach (Riccardo Ripani), cerca il riscatto della propria vita e della sua epoca nel lavoro; ma alla fine verrà ucciso in duello dal capitano Vasilij Vasìl’evic Solenyj (Alessandro Meringolo). Ci sono amori sbagliati, ricambiati e non, matrimoni di opportunità, come quello tra Andrèj Sergèevic Prozorov (Alberto Onofrietti) e Natal’ja Ivànovna (Marcella Favilla), un’irritante acqua cheta che finirà per spadroneggiare nella villa dove è ambientato il dramma.
L’unica via di fuga per dare un senso alla vita e cambiare uno stato di cose che pare immutabile potrebbe essere la fuga a Mosca, luogo del ricordo, di quella che, a dispetto del tempo che passa, potrebbe ancora essere una vita migliore.
E a crederci e a volerlo con tutte le proprie forze è soprattutto Irina (Maria Laura Palmeri), la sorella minore, stanca di avere nella vita solo il suo lavoro di telegrafista.
Ma alla fine, anche lei sceglierà un matrimonio di comodo, sposando il barone Tuzenbach, e quando egli sarà ucciso in duello, la giovane si ritroverà a interrogarsi con le sorelle sul perché di tante sofferenze. E il sipario si chiude sulla scenografia di Francesco Fassone che pare voler avvolgere le protagoniste in un ambiente ripiegato su se stesso, dal quale non è possibile allontanarsi.

La regia di Emiiano Bronzino, in linea con la linea drammaturgica cechoviana, sembra descrivere il tempo che passa, volendone  però sottolineare la sottile impercettibilità. Ne risulta una direzione degli attori in bilico tra l’aleatorio e il disincantato, con la maggior parte degli interpreti (a eccezione del medico nichilista Graziano Piazza, della balia Gisella Bein e di Alberto Onofrietti, n.d.r.) che, la sera del debutto, tradiscono qualche imperfezione nell’uso delle intenzioni e, di tanto in tanto, qualche parola viene ripetuta per evitare che “si perda per strada”.
Repliche al Teatro Astra, (sala Grande) fino a domenica 8 novembre.

Visto il 27-10-2015
al TPE Teatro Astra di Torino (TO)