Genova, teatro Carlo Felice, “Tristan und Isolde” di Richard Wagner
DUE ANIME ALLA DERIVA
In una stagione principalmente dedicata ai titoli del “repertorio”, il Carlo Felice propone uno dei capolavori più impegnativi del teatro musicale, il Tristano e Isotta, nel proprio allestimento del 1998 con le scenografie di Maurizio Balò (originariamente ideate per lo spettacolo di Giancarlo Corbelli) che forniscono il supporto visivo alla regia ora affidata al direttore musicale Gianluigi Gelmetti.
L’impianto scenico, essenziale ma suggestivo, è unico per i tre atti e vede la pancia di una nave vista in sezione, che sembra fluttuare sospesa nel mare nero dello sfondo e le cui tavole lignee talvolta si scostano lasciando intravedere un grande timone.
Negli atti successivi rimane solo la parte inferiore dello scafo a suggerire il suolo petroso di un giardino o l’architettura in disgregazione del castello dove giace morente Tristano. La presenza della nave ha anche valenza simbolica in quanto accompagna il viaggio interiore dei due protagonisti nell’arco dei tre atti e la scena curva, che mette alla prova l’equilibrio dei cantanti, aumenta il senso di vertigine e lo stordimento nello spettatore.
Il movimento scenico è essenziale, quasi oratoriale, dalla gestualità misurata e trattenuta, come il movimento delle mani che si sfiorano appena o s’intrecciano con pudore, poiché la “storia” è tutta nella musica e nel canto. Tutto il resto è accessorio ed è una scelta plausibile.
Come scrive Gianluigi Gelmetti in una nota nel programma di sala: “In Tristano non c’è dramma, non c’è teatro, non c’è azione: è un viaggio nel proprio inconscio (...) e il mare e la notte sono l’immagine della dissoluzione per il superamento di sé.”
I fondali originali con la luna ed il mare non ci sono più e lo sfondo nero si anima di mimi che si stagliano in lontananza per suggerire un amplesso piuttosto che commentare con gesti marziali e ieratici l’avanzare della morte. Marinai o cavalieri si dispongono sulla scena con movimenti lenti e scolpiti per accentuare con una muta presenza il dramma e la sofferenza.
Particolarmente efficaci le luci di Luciano Novelli che regalano tinte bronzee alla scena, evocando bagliori medievali o sfumature azzurrine per suggerire un’atmosfera notturna e onirica. Le luci assolvono anche funzione drammatica nell’illuminare con varia intensità i personaggi piuttosto che mantenerli in una zona d’ombra per scandagliarne le implicazioni psicologiche.
Ian Storey (che aveva inaugurato proprio con Tristano la stagione scaligera nel 2007) ha acquisito maggiore maturità vocale ed espressiva e domina il difficile ruolo con voce brunita adatta a sottolinearne la lacerazione. Decisamente apprezzabile il canto sicuro e ricco di sfumature che rende il terzo atto davvero appassionante.
Jayne Casselman è un’Isotta interessante per presenza scenica e temperamento che, uniti a indubbie capacità di fraseggio, consentono di creare un personaggio sfaccettato e mutevole. La voce presenta un registro centrale corposo, ma le ascese all’acuto sono un po’ forzate e tradiscono qualche durezza di emissione.
Frode Olsen è un Re Marke intenso e dolente, perfetto per intonazione e stile. Non sufficientemente a fuoco il Kurwenal di Jukka Rasilainen. Una piacevole sorpresa la Brangäne della giovane Hermine May per voce ben proiettata e gusto interpretativo. Corretto il Melot di Roberto Accurso, assolutamente convincente Antonio Poli nel duplice ruolo del marinaio e del pastore. Alessandro Battiato è un Pilota adeguato.
Gianluigi Gelmetti ha offerto una lettura pulsante e incisiva, attenta a mettere in luce la tensione narrativa con buon senso del racconto, sempre calibrata nel difficile equilibrio voci /orchestra. Il direttore ha adottato tempi volutamente lenti, soprattutto nel preludio iniziale ricco di indugio emotivo, per immergere il dramma in un’altra dimensione dove il tempo,dilatato all’inverosimile, non ha più ragione di esistere. Davvero ottima la risposta dell’orchestra del Carlo Felice, che si è dimostrata in questa occasione una compagine nitida ed equilibrata.
Una produzione di alto livello che conferma le potenzialità artistiche del teatro genovese, ma riempie di tristezza per la scarsa affluenza di pubblico. Questo Tristano avrebbe meritato di più. Ma ci sono ancora repliche in scena, da controllare sul sito del Carlo Felice: genovesi, a teatro!!
Ilaria Bellini
Visto il
al
Carlo Felice
di Genova
(GE)