Lirica
TRISTAN UND ISOLDE

La circolarità delle passioni

La circolarità delle passioni

A 150 anni dalla prima rappresentazione al Teatro Nazionale di Monaco, il Comunale di Modena ripropone Tristan und Isolde di Richard Wagner, in un allestimento dello Staatstheater di Nürnberg. La regista Monique Wagemakers ha pensato e realizzato un’opera molto intimista, in cui il tutto si concentra sulla psicologia dei protagonisti. Ecco che la scena unica, realizzata da Dirk Becker, si compone di due cerchi concentrici bianchi e speculari con un foro centrale, che ricordano gli anelli di Saturno e la Via Lattea. Al di fuori di ogni concetto temporale o geografico, in una pulizia estetica perfetta, in un minimalismo onirico, la Wagemakers rende l’idea di tempo e di spazio attraverso questi cerchi, sopra i quali i personaggi si muovono come due poli magnetici che si attraggono. Gli elementi che connotano gli ambienti risentono di questo minimalismo, pertanto nel primo atto una lunga asta metallica indica la nave che conduce Isolde in Cornovaglia; una luna tonda cangiante da videoproiezioni è la romantica testimone dell’amore notturno dei due protagonisti; infine un cerchio spezzato che conclude l’epilogo di amore. Anche i costumi atemporali di Gabriele Heimann sono funzionali alla concezione della regista, in una semplicità stilistica che convince (fatta eccezione per la blusa attillata di Tristan). La regia risulta eccessivamente statica e priva di connotati particolari, se si eccettua il rotolarsi dei due protagonisti in proscenio in un amplesso alquanto goffo. Il concentrarsi eccessivamente sull’effetto psicologico dei personaggi, la mancanza stessa di grandi azioni in questa drammaturgia wagneriana, rende il tutto piuttosto noioso.

La felice mano di Marcus Bosch è risultata perfetta alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna. Il maestro ha saputo coerentemente dare ampio spazio alle pagine intense e romantiche dell’opera, facendo emergere sempre le voci. Una mano decisamente wagneriana che emerge soprattutto nel preludio e in una tenuta orchestrale ottima.

Valido il cast, giovane e proveniente dallo Staatstheater di Nürnberg. Il Tristan di Vincent Wolfsteiner, pur non possedendo un timbro notevole, ha via via dato una prova più che valida, dando il meglio di sé nel terzo atto, dove la sua voce sembra sciogliersi per intensità espressiva. Claudia Iten ha dato vita a una Isolde fiera e forte, in cui la voce del primo atto è stata impeccabile ed espressiva e ha dimostrato di possedere qualità vocali molto buone; purtroppo il secondo atto l’ha vista affaticata e alcuni acuti troppo gridati; dulcis in fundo il terzo atto lo ha affrontato con grinta e la sublimità vocale iniziale. Roswitha Christina Müller ha dato vita a una applauditissima Brangäne; la voce corposa e colorita, pulita e intonata ne hanno fatto un personaggio carico di espressività. Jochen Kupfer è stato uno sciolto Kurwenal, bella voce baritonale dal timbro scuro. Alexey Birkus impersona un König Marke imperioso e triste, la voce di basso scivola tranquilla e nello stesso tempo colpisce per la sua duttilità e il colore, pienamente nel ruolo. Javid Samadov è un corretto e vocalmente valido Melot. Breve ma buono l’intervento del Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena preparato dal maestro Stefano Colò.

Visto il
al Comunale di Ferrara (FE)