Si conclude domenica 28, Trittico la, nuova proposta di Dino Verga e Luca Russo, costituita da diverse coreografie, inedite e non, nella tradizione di ricerca che contraddistingue la Aton Dino Verga Danza. Quattro le coreografie proposte, che si sono alternate nelle due settimane di programmazione, in maniera diversa da quanto annunciato in un primo momento. Non due coreografie fisse e una diversa per ogni replica, a scelta tra una rosa di tre, come previsto, ma due programmi diversi, che si differenziano per la seconda coreografia, Odi et amo di Luca Russo, la prima settimana, e iersera, in chiusura, e Curuccucu, la seconda settimana, precedute e seguite rispettivamente da Cado dalle nuvole e da Crepuscolo senza luce.
Un programma complesso sia per la ricchezza di ogni singola coreografia, sia per l'energia richiesta ai danzatori (alle danzatrici) per ognuna di esse.
Cominciamo dall'ultima coreografia, Crepuscolo senza luce insignita del Premio Positano per l’Arte della Danza 2009, l'unica non inedita, giunta alla forma attuale nel 2009, dopo un primo studio (Studio senza luce) dell'anno precedente del quale avevamo già avuto modo di parlare.
La seduzione, l'amore e il corteggiamento sono alcune coordinate tra le quali si dipana la coreografia che si apre su una partitura musicale complessa (dello stesso Verga) nella quale si sovrappongono diverse versioni de La vie en rose mentre sei tra danzatori e danzatrici si presentano in biancheria intima, mentre posano, svagati e languidi. La scena piomba poi nel buio mentre alla musica segue il silenzio. E sul silenzio i danzatori (le danzatrici) imbastiscono una coreografia fatta di luce. Alcuni dispositivi luminosi posti in punti strategici del corpo di ognuno di loro (avambraccio, spalla, fronte, caviglia) divengono l'unica fonte luminosa della scena spoglia, i loro movimenti si fanno danza di luce, una luce che evidenzia parti del corpo, proprio e altrui, costruendo figure disegnate dal movimento nella scena nera, immersa nel buio. Poi in scena rimane solo una danzatrice che, i generosi seni nudi in penombra, monta un dispositivo luminoso di un blu intenso su ognuna delle dita delle mani col quale inizia a disegnare geometrie emotive mentre compie circonvoluzioni delle braccia e del corpo. Una danza nella quale il corpo prende forma a seconda della posizione delle mani le cui luci lo disegnano alludendo alle sue forme ovvero esplorano l'aria intorno a lei. Da questi dispositivi luminosi la coreografia approda a momenti successivi dove la luce, stavolta emessa dai regolari riflettori, colora i corpi dei danzatori, sagoma spazi in cui possono effettuare la coreografia mentre i costumi dei danzatori subiscono una crescita passando dall'intimo rigorosamente nero all'abito lungo per le donne e la giacca e cravatta per gli uomini.
La luce che prima scaturiva dai corpi ora li illumina di colori diversi, mentre altre protesi luminose, globi di luce e luci sagomate invadono la scena costruendo un contrappunto complesso a una coreografia che vede uomini e donne contribuire in egual maniera alla restituzione della seduzione del corpo. Seduzione che parte da personaggi contemporanei incolti, smarriti, sgraziati come quelli di inizio coreografia (mutande con disegni stampati e scarponi per gli uomini, reggipetto e tacchi a spillo per le donne) e si conclude con i personaggi che grazie a una educazione sentimental-coreografica hanno raggiunto uno stato di eleganza e grazia notevoli.
Un percorso all'indietro da una contemporaneità priva di emozione a una classicità francese intramontabile e sempre à la page dove danza e luce si sposano per sedurre ed emozionare lo spettatore.
CREPUSCOLO DI SERA MISTICA.
Coreografia, luci e costumi: Dino Verga
Musiche: Phantom Orchard, Murcof, Edith Piaf
Interpreti: Stefania Brugnolini, Veronica Cionni, Luca della Corte, Valeria Gargaro, Antonella Pugliese, Luca Russo.
Odi et amo, coreografia a due di Luca Russo, vede il danzatore in scena con Veronica Cionni. La coppia alterna momenti di veglia (supini, in posizione fetale) a momenti di attività. E mentre la donna si muove libera intorno a lui il danzatore tesse una serie di fili (delle fasce) il primo dei quali scaturisce dal suo stesso corpo, dove l'ha precedentemente avvolto, e che adesso srotola di dosso senza l'ausilio delle mani ma solo coi movimenti del corpo, con la danza.
Una delle cime è legata al muro e mentre viene srotolata la fascia divide la scena spoglia a metà. Altre due fasce verranno srotolate attraversando diagonalmente la scena con l'ausilio della danzatrice incentrandosi al centro della scena. Luca Russo vi si inserisce spostandole col proprio corpo in un gioco elegante e semplice mentre la danzatrice è ora esclusa ora coinvolta mentre una quarta striscia viene da lei portata verso il danzatore.
La coreografia oltre ad essere una gioia per gli occhi per la precisione e la pulizia dei movimenti coi quali Luca Russo sposa e muove la fasce, si fa metafora del peso con cui l'uomo cerca di relazionarsi con la donna, più libera, priva di fili come è, ma che l'uomo vede come presenza ostacolante. Le fasce che srotola per lui lo invischiano sempre più in una ragnatela, mentre è chiaro che la donna è solo partecipe di un gioco organizzato dall'uomo. E mentre la donna pur restando libera è capace di slanci verso l'uomo, limitato dal peso di tutte le costruzioni della sua paura è limitato nella sua capacità limitata di vedere l'altra da sé.
Una partitura musicale notevole sostiene la coreografia che lo spettatore segue in silenzio trattenendo il respiro per la forte emozione. Un ulteriore tassello nel percorso di coreografo, oltre che di interprete, di Luca Russo che a Roma aveva già presentato, nel 2009, al teatro Quarticciolo, Corpo.jpg.
ODI ET AMO
Coreografia, luci e costumi: Luca Russo
Musiche: Johann Johannsson
Testo: Catullo
Interpreti: Veronica Cionni, Luca Russo
Infine la splendida Cado dalle nuvole che ha aperto ogni sera il trittico, coreografia che, in contrappunto a un racconto di Rita Marcotulli detto in apertura di spettacolo (una talpa, impaurita dalle luci e i rumori della superficie, che scambia per il segno della fine imminente del mondo, si rintana nella galleria più profonda che ha scavato dove attende tuttora la fine delle cose) imbastisce una tessitura coreutica nella quale uomini e donne si incontrano e si scontrano lasciandosi coinvolgere ora per caso ora di malavoglia dalle circonvoluzioni del rispettivi corpi. Una danza ora individuale ora di gruppo, dove uomini e donne ognuno con la fronte rivolta verso un punto diverso cercano un contatto fisico che si trasmette tramite la danza (dove una danzatrice segue il movimento del danzatore in attitude col piede libero poggiato al polpaccio del compagno danzatore). Una coreografia dove le donne portano gli uomini e li sostengono con la forza della schiena, oltre al più canonico viceversa, e dove il desiderio nasce improvviso come nell'emozionante bacio finale.
La ricerca coreografica di Dino Verga continua a sorprendere per la capacità di individuare ogni volta in un tratto distintivo una firma coreutica (in questo caso un languido pliè che diventa oggetto di scambio tra danzatori e danzatrici al loro incontro) cui fanno da contrappunto passi all'unisono sulla posizione.
Dino Verga chiede, come sempre, alte prestazioni atletiche oltre che coreutiche ai suoi danzatori (come quando Antonella Pugliese da terra sale sulle gambe accovacciate di Luca della Corte in un complesso armonico ed elegante movimento continuo) i quali nonostante la differenza anagrafica dimostrano di possedere la stessa cifra espressiva, la stessa potenzialità, la stessa firma del coreografo.
La partitura musicale, curata dallo stesso Verga, diventa un vero e proprio personaggio, capace con la propria presenza con la propria natura performativa che va ben al di la della semplice musica, comprendendo il silenzio e il rumore, di dialogare con i danzatori quasi fosse eseguita dal vivo.
Verga non costruisce solo coreografie ma fornisce ai suoi danzatori una precisa attitudine performativa, un modo di stare sulla scena che entra a far parte della danza. Svagatezza, mollezza apparente indifferenza per l'altro che malcela invece la curiosità, la necessità di un confronto, di un contatto fisico in uno spaesamento esistenziale ed emotivo, cui rimanda il titolo della coreografia, che diventa il senso di un'esistenza nell'arte e nella danza ma anche nella vita dello spettatore che vede sulla scena le proprie emozioni messe in danza.
CADO DALLE NUVOLE
Coreografia, luci e costumi: Dino Verga
Musiche: Nils Okland, Steve Reich (Clapping music)
Testo: Rita Marcotulli
Interpreti: Veronica Cionni, Luca Della Corte, Valeria Gargano, Antonella Pugliese, Luca Russo