Danza
TRY

Nel 2006, concluso il quinqu…

 Nel 2006, concluso il quinqu…
Nel 2006, concluso il quinquennale ciclo tragico del progetto Ho male all’altro Antonella Bertoni e Michele Abbondanza decidono di tornare alle origini della loro ricerca coreografica, sulle astrazioni del movimento. Il risultato di quella ricerca è Try, primo assolo di Antonella, che il teatro Furio Camillo ha presentato nell'ambito della rassegna sulla danza contemporanea D 10. Spettacolo diversissimo da quelli precedenti di una delle coppie più importanti della danza contemporanea, Try è una coreografia incentrata sulla figura umana femminile che comparirà innanzitutto come forma; in questo suo essere aura e contorno, abbiamo cercato di capire come l’anima si poteva tenere e intrattenere in quell’involucro profondissimo e come con i suoi strappi e silenzi, sapesse creare il mistero in quella materia che la imprigiona come scrive Michele Abbondanza, che firma la coreografia con Antonella, nelle note di regia, Materia e anima: termini consueti per la ricerca di Abbondanza/Bertoni che lavorano insieme da oltre 10 anni (Michele è un pozzo di idee. Io le contengo e le cesello. [Lui] ha un occhio registico drammaturgico. Io curo i particolari anche di musiche, scene, luci e costumi1) la cui ricerca si distingue anche per l'interesse allo Zen e al movimento concepito come espressione corporea dell'interiorità. Antonella si presenta sul palco con il cartello Ballerina prima dello spettacolo, parole nere su fondo bianco, rimanendo per diversi minuti in silenzio, immobile, guadagnando la totale attenzione degli spettatori. Danza in uno spazio vuoto, con una luce che non è mai limpida, sviluppando un movimento che è un donarsi, un abbandonarsi con tutto il corpo all'energia che lo attraversa, un lasciarsi andare alla danza, al movimento coreografico, unica risposta praticabile allo stare al mondo, allo stare in scena, all'esistere. Una risposta mai declamatoria, mai autocelebrativa, ma mostrata durante il suo accadere, in continuo divenire. La danza di Try è una danza di risveglio del corpo, un corpo vivo e sensibile, che cerca e trova un contatto con il suolo, con la Terra, e reagisce a ciò che empaticamente le arriva dal pubblico. Un corpo che non ha nulla di quello evocato, elaborato dai media e dalla società di massa, non un corpo affettato ma un corpo vero. Per questo Antonella durante la coreografia si priva dell'abito che indossa e danza seminuda. L'intimità vera non è quella del suo corpo scoperto quanto quella delle emozioni che quel corpo comunicano, che quel corpo vive. Una danza mai esasperata ma imprevedibile, mutevole, che alterna a momenti di calma apparente momenti di estemporanea eccitazione, con una verve coreutica sorprendente:Antonella attraversa il palco diagonalmente, varia lo sviluppo plastico dei suoi movimenti coreografici ora concentrandosi in posizioni racchiuse ora raggiungendo la massima estensione corporea possibile, danzando davvero con tutto il corpo: anche i capelli, lunghissimi e fluenti, ora raccolti in una coda, ora sciolti, contribuiscono all'evoluzione di un percorso coreografico senza soluzione di continuità, che rimane ora sulla superficie di un'emozione e ora va in profondità nei più intimi riverberi emotivi dell'io della sua interprete. La coreografia viene eseguita senza musica, nemmeno il rumore del corpo di Antonella, che, leggerissimo, sembra fluttuare quasi non ci fosse gravità. Un rigoroso e ipnotico silenzio, interrotto a metà spettacolo da un madrigale di Monteverdi, che canta i dolori dell'amore, le parole del quale vengono proiettate, lettere bianche su fondo nero, mentre Antonella, indossato un altro vestito, il primo è rimasto in scena, mostra un secondo cartello ballerina dopo il primo assolo. Nella seconda parte della coreografia Antonella beve un sorso d'acqua (troppo poco per essere un sorso concreto) fa lo stesso dando un accenno di morso a una mela, si pettina i capelli, per poi concedersi nuovamente alla danza, movimenti timidi ovvero spasimi di un corpo che è disposto a cercare nuovi equilibri, a sostenere sofferenze e inquietudini senza arrendervisi mai. Nessuno dei movimenti coreografici, delle emozioni che ne derivano o che li generano, sono mai definitivi, totalizzanti, si susseguono in una continua ricerca senza confini, senza vincoli, senza condizioni, sempre senza musica. Poi vengono proiettate parole di incitamento a non arrendersi, a continuare a provare a cambiare, a non perdere la speranza, la fiducia... Parole che sono la traduzione, sommaria, del testo di Try una splendida canzone della cantante norvegese Endresen Sisdel sulle note della quale Antonella completa il suo ciclo di rinascita, di nuovo priva di vestito, pronta a nuove trasformazioni, nuove prove, nuove emozioni, ognuna delle quali, non importa quale grado di tensione si riverberi nel corpo, è affrontata sviluppata e superata con una calma e una saggezza del vivere che sorprende, dà speranza e, perdonerete la retorica, voglia di vivere. E dopo i meritati applausi Antonella esce con un terzo cartello La ballerina dopo lo spettacolo. La nudità di Antonella è concreta e simbolica al contempo perchè danza priva di quella maschera sociale della danzatrice che fa schermo al suo io, alla sua personale intimità. Antonella danza prima ancora che con il corpo con lo spirito. Il senso dei cartelli è quello di ironizzare non sullo spettacolo o sulla danza ma proprio sulla superficialità di chi guarda lo spettacolo pensando di vedere solo una ballerina che danza e non un essere umano concreto, in carne ed ossa, che respira, vive, si emoziona, e si muove dinanzi a un pubblico. E' il nostro corpo che ci fa esistere,- ricorda Antonella in un'intervista1- sentire e poi pensare, avere una coscienza e un'anima. E' il nostro veicolo di relazione con il mondo e con le cose, ciò che ci fa esistere per gli altri e per noi. Il nostro sentire è legato al nostro relazionarci con l'esterno che è azione fatta con il corpo. Invece nella nostra società si dà troppo spazio a mente, coscienza e pensiero. Ci vorrebbe un ritorno al corpo con la sua intelligenza, la sua naturalità, il suo rapporto istintivo con le cose. Vedendo Try si ha la certezza che Antonella ci sia riuscita già da un bel pezzo. A noi non rimane che provare. Roma, teatro Furio Camillo 7 aprile 2009 1) Antonella Bertoni TuttoDanza anno XXX n° 2, intervista a cura di Chiara Castellazi
Visto il
al Castello Pasquini di Castiglioncello (LI)