Dopo un periodo di incertezze, il Comunale di Bologna apre la stagione 2012 in modo trionfale con l'allestimento dei Teatri di Bari della Turandot di Roberto De Simone, rappresentata nella partitura pucciniana fino al compianto funebre di Liù (non si è riusciti a superare i problemi dei diritti d'autore per poter inserire il finale appositamente scritto da De Simone).
La scena di Nicola Rubertelli è fissa e verticale, una ripida scalinata che conduce a un palazzo inerpicato sopra una collina. I costumi di Odette Nicoletti sottolineano le intenzioni fiabesche del regista, calcando su parrucche, trucco ed esagerazioni negli abiti (le zanne sporgenti ed enormi degli assistenti del boia ci sono parse eccessive). Connotano lo spettacolo i coristi nelle sembianze dell'esercito di terracotta di Xian, con tanto di implotonamento (come nelle fosse) e maschere facciali a completare l'effetto. Le luci di Daniele Naldi sono semplicemente perfette.
La regia di Roberto De Simone calca la mano sulla favola intrisa di antica ritualità; si insiste sul rapporto tra Turandot e l'ava defunta, fatto alla base del comportamento distaccato della principessa, al punto che nel finale domina al centro della scena la tomba dell'ava, dove viene deposta Liù. Turandot e Calaf si riuniscono davanti alla tomba, come se la morte di Liù avesse compensato quella dell'ava: e il loro amore trionfa, anche in assenza di baci e abbracci ma solo con mani che si sfiorano. C'è poco e lento movimento, volutamente. E quel poco ha un senso di rituale.
Fabio Mastrangelo affronta la partitura in modo personale, garantendo tempi e suoni ma poco attento ai colori. Tamara Mancini, americana, debutta in Italia: la sua Turandot ha estensione vocale e potenza ma gli acuti, raggiunti senza difficoltà, non brillano. Yonghoon Lee è un Calaf con giusta voce e sicuro soprattutto nel registro centrale. Una sorpresa positiva la Liù di Karah Son, tormentata e innocente. Non brillano Ping (Marcello Rosiello), Pong (Stefano Pisani) e Pang (Màrio Alves). Con loro Stefano Consolini (Altoum), Alessandro Guerzoni (Timur), Nicolò Ceriani (un mandarino), Andrea Taboga (principe di Persia), Silvia Calzavara e Rosa Guarraccino (due ancelle), il coro del teatro preparato da Lorenzo Fratini e il coro di voci bianche curato da Alhambra Superchi. Significativo l'apporto dei mimi nell'economia dello spettacolo.
Teatro gremito, pubblico molto elegante per la prima della stagione; nel finale applausi convinti, soprattutto per Karah Son. Anche questo ci ha rallegrato, rispetto al passato recente.