Uno scandaglio della società di inizio ‘900 che rivela una grande attualità per il ripetersi di avvenimenti e situazioni che, pur mutate in alcuni aspetti esteriori, conservano identiche nei secoli essenza e cause del loro nascere.
Quante persone in ogni parte del globo sono aggrappate ai loro comportamenti essendo condizionate da quella che ritengono la realtà, anche se a volte questa si rivela diversa, e quante in ogni epoca giudicano dalle apparenze senza curarsi di ciò che sta dietro?
Proprio oggi con il trionfo dell’apparire sull’essere la commedia Tutto per bene - tratta dall’omonima novella del 1906 e rappresentata con un discreto insuccesso nel 1920 - rende ineludibile il nostro grande Luigi Pirandello (Agrigento 1867 - Roma 1936), non a caso meritevole del premio Nobel (1934) e comunque straordinariamente affascinante nelle novelle, Vangelo della sicilianità.
Dolorose le peripezie esistenziali di Martino Lori, vedovo inconsolabile, che resta invischiato in una strana rete di mobbing per cui non solo la figlia Palma, affidata al senatore Manfroni, amico di famiglia, non si cura di lui, ma da tutti traspare una disistima, se non un disprezzo verso quest’uomo mite, gentile e comunque onesto lavoratore tanto da avere occupato con dignità e serietà il ruolo di Consigliere di Stato.
La realtà è diversa da ciò che appare e chi è diventato importante si rivela un disonesto truffatore sia nella vita sentimentale, sia nel proprio lavoro avendo costruito un castello di menzogne pur dando l’idea che ‘tutto’ sia ‘per bene’.
Resta l’interrogativo se il nostro antieroe sia in malafede e abbia sempre abbozzato per il proprio tornaconto (come pensano tutti) o se si sia costruito una ‘sua’ realtà in cui causa ed effetto sono tessere mal collegate di un mosaico vero e reale.
Il tempestoso colloquio con la figlia rimette in ordine le tessere impazzite, ma non un’esistenza inutilmente sacrificata all’onestà e all’amicizia, entrambe unilaterali, e dà una dignità vera e non più apparente a Martino Lori che pur potendo creare un inutile scandalo costruisce invece una vendetta più sottile guadagnandosi un affetto che neanche la vera paternità avrebbe potuto dargli.
La messa in scena di Gabriele Lavia, che interpreta anche il protagonista, evidenzia quelle corde di umanità che Pirandello, suo autore prediletto, sa dipingere con penna straordinaria e che Lavia ha reso in modo superbo appoggiandosi a effetti di scena fatti di luci e ombre guizzanti come il dolore, suoni di un temporale simbolo della dolorosa condizione umana su un sottofondo musicale in tema.
Straordinari l’andamento narrativo dell’incipit e di altre parti - affascinante richiamo alla prima forma letteraria di Tutto per bene - in cui trionfa la forza della parola che crea nello spettatore un proprio immaginario e il cinematografico effetto moviola quasi che l’andare à rebours potesse cancellare il dipanarsi del tempo.
Un dramma che diventa farsa in cui l’Umanità trionfa non solo per opera del mattatore Lavia, ma grazie anche alla valida interpretazione di Lucia Lavia, figlia di nome e di fatto, e di tutti gli altri attori degni di menzione per la loro bravura.
Molto interessante la figura della Signorina Cei (la valida Dajana Roncione), che rappresenta l’osservazione attenta e arguta di una popolana saggia e intuitiva, l’unica negli anni capace d’intuire gran parte della verità.
Prosa
TUTTO PER BENE
Uno scandaglio della socie…
Visto il
06-11-2012
al
Piccolo Teatro - Teatro Strehler
di Milano
(MI)