Il lungo viaggio dell’Ulisse omerico si trasforma, nello spettacolo “Ulisse, il ritorno” messo in scena da Corrado D’Elia, in un complesso tragitto esistenziale.
Il lungo viaggio dell’Ulisse omerico si trasforma, nello spettacolo Ulisse, il ritornomesso in scena da Corrado D’Elia, in un complesso tragitto esistenziale che rimanda in modo costante al tema del ricordo, il ricordo di un passato reso vivido da una profondità di vita che sembra, nell’oggi, irrimediabilmente perduta.
In quest’ottica, il senso stesso del ritorno del protagonista sfuma in un malinconico desiderio di qualcosa che gli è appartenuto ma che fatica a sentire ancora come suo, che si rivela sfuggente e difficile da rivivere, se non in una memoria che appare preziosa ma sempre più appannata.
Una nuova Odissea, fra radici e presente
La vicenda è scandita da una serie di scene che rimandano ad altrettanti episodi dell’Odissea. Il viaggio del protagonista non segue però una linea retta né un ordine temporale preciso. Ci si perde in un vortice di quadri dettati dal senso continuo del movimento – in autobus, in treno, a piedi – attraverso il recupero di frammenti di vita legati ad amori, amicizie, passioni effimere, legami familiari. Si transita tra i tanti confini di un’immaginaria Europa balcanica lungo le cui strade, ad un tratto, rimbombano sinistri i rumori della guerra, un’Europa così lontana dal mito della Grecia classica, idealizzata in un passato irripetibile.
Il ritorno che si vagheggia, allora, è forse quello ad una bellezza che sembra irrimediabilmente legata a tempi andati, e forse perduti. Nel lungo naufragio che trascina il protagonista in mondi lontani e misteriosi, l’unico appiglio sembra dunque quello delle radici, in primo luogo la lingua, le parole, che sole riescono a ridare un senso all’esistenza, rievocando ogni cosa come fosse la prima volta che se ne pronuncia il nome. Forse è allora questo l’approdo ultimo, il ritorno a un inizio che faccia luce su ciò che abbiamo vissuto e ne dia un senso compiuto.
L’andirivieni spazio-temporale
Alcuni tavoli apparecchiati, simbolo di incontro e comunione, costituiscono la scena e lo sfondo della rappresentazione. Attorno ad essi gli attori si muovono scambiandosi di posto e di ruolo. La musica accompagna costantemente lo svolgersi del racconto e al ritmo della musica spesso si balla, dando così più corpo al senso di movimento continuo, a volte un po’ spiazzante, legato al filo conduttore del viaggio, in un ritmico andirivieni nel tempo e nello spazio.
Un moderno Ulisse
Corrado D’Elia si muove con consumata abilità nei panni di un moderno Ulisse, accompagnato da Raffaella Boscolo e Angelo Zampieri, abili entrambi nel dare multiforme voce e corpo a figure diverse nei contenuti e nel tono. L’andamento della rappresentazione gioca su tasti sognanti e poetici, e il susseguirsi degli incontri del protagonista con i vari personaggi crea una intensa alternanza di situazioni e emozioni.
A uno spettacolo nel complesso riuscito non giova tuttavia, in qualche caso, una frammentarietà che rende poco immediata la comprensione dei nessi fra le varie parti.