Erano gli anni novanta e il mondo conobbe il genio sensibile e lo sguardo malinconico di Kurt Cobain. Il leader dei Nirvana rivive nella trasposizione teatrale del romanzo di Tommaso Pincio, in una struggente e appassionata interpretazione che coinvolge lo spettatore e lo tiene legato alla poltrona.
Una scenografia semplice. Al centro della scena un divano; su di esso affronta la sua esistenza Homer, parte bambina di Kurt. Un cubo di alluminio e pvc avvolge il protagonista, protegge la sua fanciullesca ingenuità, ma al tempo stesso lo ovatta dal mondo esterno.
Ad accompagnare Homer due voci narranti, cinici scienziati che studiano e stimolano la cavia all'interno della scatola. Come divinità accusatrici puntano il dito sul povero giovane. La folle malvagità degli aguzzini segue Homer nel suo viaggio extra terreno, fatto di polvere bianca e alienante depressione.
Il cammino di Kurt/Homer passa attraverso un caleidoscopio di ricordi della madre, pensieri del ragazzino appassionato di alieni, momenti musicali che riprendono famosi successi dei Nirvana come “Rape me” e “Come as You are”.
Una profonda sniffata, le gambe cedono, le braccia si allontanano dal corpo, il capo all'indietro ed ecco, il corpo cadere sul divano, inerme.
Uno spettacolo struggente, forte. Sotto un ombrello di plastica trasparente, Homer/Kurt gira su sé stesso sprigionando nell'aria la polvere bianca. Un faro illumina il pubblico, lo abbaglia, momenti di silenzio si alternano a sfrenati attimi di squilibrio mentale del protagonista.
L'epilogo. Un colpo di fucile. Homer e Kurt uniti nella vita e nella morte.
Oda Teatro - Foggia - 17 gennaio 2009
Visto il
al
Oda Teatro - Cerchio di Gesso
di Foggia
(FG)