Il festival “100 + 1” propone un nuovo allestimento del Ballo in maschera con regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. L'ambientazione in stile Regency è rispettosa dell'epoca richiesta dal libretto e scenografia e costumi sono di grande eleganza e notevole effetto.
Il palcoscenico è diviso in tre parti, due laterali ospitano gli ambienti interni più intimi e raccolti: lo studio di Riccardo (scrivania e poltroncine in primo piano e una scala a chiocciola che conduce al piano superiore) e il salotto di Renato (camino con sulla cappa profilo stile neoclassico e vasi sulla mensola), appoggiati su pedane circolari che, ruotando mostrano una parete curva nera e rocciosa che costituisce l'ambientazione dell'antro di Ulrica e del cimitero dominato dai cipressi. La parte centrale, più grande, è delimitata da un colonnato che, ruotando, consente diverse ambientazioni, da una specie di teatro elisabettiano per il quadro di Ulrica a un salone circolare con pedana centrale rialzata.
Le colonne color avorio dominano la scena, declinate secondo gli stilemi classici: corinzie per lo studio di Riccardo, ioniche per il salotto di Renato, doriche per lo spazio al centro. Sopra una balaustrata corona e chiude il piano di calpestio.
I costumi sono sontuosi e di grande raffinatezza, giocati su particolari filologici e toni di colore: rosso, viola e arancio per il primo atto, bianco, nero e grigio per i protagonisti con incursioni nel rosso, bronzo, nero e oro per il ballo finale. Completano la parte scenotecnica le luci di Vincenzo Raponi, mente le coreografie di Renato Zanella sono in linea con le scelte registiche, mescolando danza classica e pantomima di ispirazione rinascimentale (Orlando furioso e “cunti” siciliani).
Pizzi segue fedelmente il libretto e riesce a garantire la tensione che ne emerge fino al colpo di scena finale con il velo nero che copre Riccardo.
Andrea Battistoni dirige con piglio sicuro e tempi serrati, sorvolando su qualche dettaglio.
Francesco Meli è un Riccardo ideale per colore ed estensione di una voce usata con sapienza e generosità a cominciare da “La rivedrò nell'estasi”. Luca Salsi si conferma baritono verdiano di grande sensibilità, dotato di pasta vocale brunita e capace di salire in acuto e scendere in basso con facilità. Virginia Tola ha voce aspra che tende alla fissità negli acuti poco controllati ma compensati da un grave affascinante; la sua Amelia, nonostante la scarsa vis drammatica, si è apprezzata per una presenza scenica attorialmente convincente. La Ulrica di Elisabetta Fiorillo ha voce scurissima e con oscillazioni ma la sua resta una prestazione che colpisce il pubblico. Straordinaria Serena Gamberoni, Oscar brillante che saltella e fa la ruota, ideale per voce pulita e limpida, squillante e salda. Convincenti, nei ruoli secondari, William Corrò (Silvano), Seung Pil Choi (Samuel) e Deyan Vachkov (Tom). A completare la locandina Antonio Feltracco (un giudice) e Saverio Fiore (servo di Amelia). Con loro il coro e il corpo di ballo dell'arena di Verona, rispettivamente preparati da Armando Tasso e Renato Zanella (primi ballerini Alessia Gelmetti e Evghenij Kurtsev).