Lirica
UN BALLO IN MASCHERA

A caccia di consensi elettorali

A caccia di consensi elettorali

In apertura di stagione, il Comunale felsineo propone l’allestimento di Un ballo in maschera con la regia di Damiano Michieletto che già tanto aveva fatto parlare di sé nell’estate del 2013 quando per la prima volta fu presentato alla Scala. Il punto di vista del regista è del tutto personale, ma senza dubbio efficace. La vicenda viene trasposta ai giorni nostri nel pieno svolgimento della campagna elettorale a sostegno della rielezione di Riccardo, uomo politico ambizioso, narcisista, dispensatore di sorrisi alle folle. Al suo fianco ci sono Oscar, la devota segretaria, neanche tanto nascostamente invaghita del proprio principale, e Renato, fedele guardia del corpo. I personaggi si muovono tutti in un contesto americano, all’interno del quale Ulrica incarna la tipica santona-guaritrice in abiti eleganti che raduna e stupisce le folle e Amelia la donna ricca ma fragile e fortemente emotiva, che ingolla al suo ingresso sulla scena un paio di ansiolitici prima di avere il suo abbocco con la maga. Tutto questo mondo viene ben presto incrinato dalla gelosia e dal desiderio di possesso, sentimenti ben lungi dall’essere avulsi anche dalle società occidentali più evolute. Quella di Michieletto è dunque una rilettura radicale dell’opera che funziona, e funziona bene, alla quale si perdona persino qualche inevitabile incongruenza col libretto.

Belle e lineari le scene di Paolo Fantin che vedono svolgersi gli inizi di primo e terzo atto nel modernissimo ufficio in cui si organizza la campagna elettorale, uno spazio posto di tre quarti e diviso in due ambienti. Ulrica opera invece le proprie guarigioni in un palazzetto dello sport munito di gradinate in ferro, le stesse che, voltate in senso opposto, fanno da sfondo all’orrido campo popolato da prostitute e teppisti che finiscono per derubare la povera Amelia. Il ballo finale non può essere, invece, che quello conclusivo della campagna elettorale in cui gli invitati si celano dietro sagome di cartone tutte uguali con la riproduzione in scala reale della foto del candidato.

Gregory Kunde è un Riccardo di riferimento sotto tutti i punti di vista, capace di incarnare la profonda dicotomia dell’uomo politico che si dibatte fra vita privata e pubblica in un crescendo mediatico-esibizionistico al fine di dare in pasto alle folle sempre ciò che esse richiedono; l’emissione è naturalissima, il fraseggio inappuntabile, il registro acuto non presenta incrinatura alcuna, la voce si spiega generosa, il timbro è gradevolissimo e di spessore. Al suo fianco brilla non certo di luce riflessa Luca Salsi: la morbidezza della calda timbrica baritonale, il legato curatissimo, l’equilibrio prefetto dei registri, uniti a uno stile recitativo volitivo e risoluto, ne fanno un Renato davvero eccellente. Sul versante femminile emerge l’Amelia a tutto tondo di Maria Josè Siri che ci tratteggia una donna sì nevrotica ma che nei momenti tragici dà fondo a risorse inaspettate ed è capace di grandi rigurgiti di orgoglio; la voce è piena e bellissima, l’acuto è preso in voce senza difficoltà né forzature, delicati si rivelano i filati e ottimamente calibrata l’emissione. Corretto, ma non sempre squillante e un poco privo del caratteristico brio, l’Oscar di Beatriz Díaz. Al suo fianco l’imponente e algida santona-Ulrica di Elena Manistina che vocalmente non si è rivelata però all’altezza degli altri, delineando una figura di maga un poco scialba. Buoni nel complesso tutti i comprimari: Fabrizio Beggi (Samuel), Simon Lim (Tom), Paolo Orecchia (Silvano), Bruno Lazzaretti (Primo Giudice) e Luca Visani (Servo di Amelia).

Attentissimo a non prevalere mai sui cantanti, Michele Mariotti ha diretto un’ottima Orchestra del Comunale senza leziosismi e dosando perfettamente tempi - ora più lenti ora più concitati - e sonorità, così da tenere sempre vigile la tensione drammatica, ma in modo da sottolineare anche con cura i momenti più prettamente lirici. Buona nel complesso anche la prova del coro ben preparato da Andrea Faidutti.

Visto il
al Comunale - Sala Bibiena di Bologna (BO)