Antonio Ligabue entra in scena dalla platea a luci accese e chiede un bacio “Un bes...” alle donne presenti, occhi da bestia ferita, atteggiamento dimesso, passo incerto. Mario Perrotta inizia lo spettacolo mettendo subito in contatto il pubblico con la dolorosa interiorità dell'artista, dell'uomo Antonio Leccabue, un'umanità minata fin dalle fondamenta per il rifiuto della madre di tenerlo con sé fin dalla nascita. Tutto il monologo è la parabola diretta e totale della vita dell'artista, dalla tenera età fino alla sua dipartita, passando per l'istituto, il manicomio, la vita a Gualtieri, la decisione di vivere nel bosco isolato dal mondo, alla notorietà, sempre con quel desiderio frustrato di essere amato.
Perrotta in scena incarna nel corpo, nello sguardo, nei gesti, nella parola la figura mirabile del disagio di Ligabue, le sue ossessioni, il periodare monologante ripetitivo, i silenzi siderali, trasmettendo con una naturalezza impressionante il segno folle del carattere del pittore autodidatta, le sue sofferenze, il suo andamento tempestoso. Una drammaturgia cruda e intensa, un parlare diretto con le frasi, le idee, le modalità distorte del genio sregolato, fra italiano e tedesco nella parte infantile fino al dialetto nell'età adulta, un percorso narrativo che trova soluzioni mirabili per connettere lo sviluppo dei fatti e far comprendere il grande bisogno di amore e di affetto di Ligabue, straziante metafora artistica e umana.
La scena è vuota e accoglie solo tre strutture a rotelle su cui sono installate fogli di carta di due metri per un metro e mezzo su cui l'attore a carboncino disegna gli ambienti, i personaggi, i volti dei protagonisti della biografia dell'artista: la madre biologica e la mamma adottiva, gli abitanti crudeli di Gualtieri, i paesaggi della sua infanzia. Perrotta recita, racconta, disegna, si muove sulla scena portando nel tempo e nello spazio la vicenda umana di Ligabue, vivendola in totalità con profondo sentire, trasmettendo la sofferenza straziante dell'artista: un incontro profondo che tocca ogni spettatore.
Spettacolo preciso, ottimamente scritto e realizzato fra disegni, luci, videoproiezioni e la parola e l'essenza dell'attore che trascende la scena per portarci qui e ora la parabola dilaniante di un uomo sofferente che voleva solo essere amato.